PALERMO – Trucchi al Caf a Palermo per il reddito di cittadinanza? Luigi Di Maio accusa su Facebook facendo i nomi. E pronta arriva la smentita con la minaccia di querela. Perché, fa sapere l’Alpaa, tirata in ballo dal vicepremier, la sigla non è nemmeno un Caf. “Accuse infamanti e superficiali”, quelle del vicepremier, scrivono i rappresentanti dell’Alpaa che annunciano di volersi tutelare nelle sedi competenti. Intanto, però, arriva la visita della Guardia di finanza che vuole vederci chiaro. Il caso ripreso dalle telecamere di La7, infatti, non riguarderebbe l’Alpaa ma il Caf della Cgil.
L’accusa di Di Maio
Il leader grillino aveva lanciato la sua accusa sui social network a seguito di un servizio televisivo. “In un Caf di Palermo un dipendente consigliava alle persone come eludere i paletti del reddito di cittadinanza. Ammesso che questi consigli funzionino, questi consulenti fanno passare un guaio alle persone. Credo sia di una gravita’ inaudita e scandaloso che il furbetto non e’ chi sia chi prova ad accedere al reddito di cittadinanza, ma un consulente”. Così il vicepremier Luigi di Maio su Facebook, annunciando che al centro “Alpaa, associazione lavoratori produttori agroalimentari ambientali, affiliato alla Flai-Cgil” arriverà “un accertamento della Guardia Di Finanza. A questo signore che, al giornalista” della trasmissione ‘Non e’ l’Arena’ “che lo filmava con la telecamera nascosta, ha detto ‘ma quali controlli’, dico che i controlli stanno arrivando”. Ai cittadini, aggiunge Di Maio, “dico evitate di cadere nel tranello di chi vi consiglia queste cose, anche perche’ se i controlli arrivano non ci sara’ pieta’ per nessuno, si rischiano fino a 6 anni di carcere”. “Consiglio alla Cgil – dice ancora il leader M5S – di verificare con chi si vanno a federare”.
La replica dell’Alpaa
“Alpaa, l’Associazione Lavoratori Produttori Agroalimentari Ambientali, non svolge alcuna consulenza fiscale e men che meno ha competenza sulla richiesta del reddito di cittadinanza. Non siamo un Caf e non abbiamo un Caf. Pertanto nessun “dipendente” dell’Alpaa a Palermo o in qualunque altra sede, ha mai potuto fornire e mai fornirà consulenze in materia”. E’ quanto affermano il presidente dell’associazione, Luigi Rotella e il presidente regionale siciliano, Franco Colletti, che parlano di “accuse infamanti e superficiali” e di “bersaglio sbagliato” in risposta alle accuse fatte ieri sera attraverso i social dal vice-premier, Luigi Di Maio che aveva individuato in un dipendente di un Caf dell’associazione la persona che consigliava i ‘trucchi’ per ottenere il reddito di Cittadinanza. “Considerata la gravità delle accuse del Ministro che si è spinto fino a chiedere al neo segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, di rompere l’accordo di affiliazione che ci lega alla Flai-Cgil – è scritto nella nota – abbiamo dato mandato ai nostri legali di tutelarci nelle sedi competenti”.
“Il ministro Di Maio – è scritto nella nota di Alpaa – in seguito alla trasmissione ‘Non è l’Arena’ nel corso della quale è stato ripreso il suggerimento dell’operatore di “un CAF di Palermo” su come eludere “i paletti” delle norme sul reddito di cittadinanza, ha attribuito all’Alpaa – Associazione Lavoratori Produttori Agroalimentari Ambientali – la responsabilità dell’accaduto, invitandoci a licenziare “il dipendente” colpevole di aver suggerito al finto disoccupato (un giornalista con telecamera nascosta) come superare i paletti della legge”. “Se nella faccenda c’è un fatto di ‘gravità inaudita’ – sostiene il presidente dell’associazione nel comunicato – riguarda proprio la superficialità con cui il ministro al Lavoro possa aver confuso una Associazione di rappresentanza, come Alpaa, con un Caf. Senza verificare chi rappresenta cosa. Infatti, Alpaa non svolge alcuna consulenza fiscale e men che meno ha competenza sulla richiesta del reddito di cittadinanza. Pertanto nessun “dipendente” dell’Alpaa a Palermo o in qualunque altra sede, ha mai potuto fornire e mai fornirà consulenze in materia”. “Dal canto nostro – prosegue la nota – auspichiamo che le future indagini annunciate contro i “furbetti” – favoriti non da dotti consigli e suggerimenti ma dagli stessi paletti e dalla confusionaria norma – non siano espletate con la stessa sciatta approssimazione che hanno indotto il Ministro a confondere persone e cose, tra le quali probabilmente le targhe esposte all’esterno dell’ingresso condiviso di un immobile, inquadrate nella ripresa televisiva”.
La visita della Finanza
Intanto, i finanzieri di Palermo questa mattina sono stati in via Salita Partanna, nei pressi di Piazza Marina a Palermo nella sede del Caf Cgil e nella sede dell’Alpaa. Lo scrive l’agenzia Ansa. Le fiamme gialle hanno sequestrato la documentazione per risalire all’impiegato ripreso dalle telecamere della trasmissione Non è l’Arena mentre suggeriva i ‘trucchi’ per ottenere il reddito di cittadinanza. Le strutture hanno la sede nello stesso stabile. “Noi abbiamo solo la colpa di condividere l’immobile con il Caf della Cgil – dice Franco Colletti responsabile regionale dell’Alpaa, struttura che fa capo sempre alla Cgil – Noi ci occupiamo di pratiche legate all’agricoltura. Nulla a che fare con il reddito di cittadinanza”. Per Colletti la scelta di prendere di mira la Cgil non sarebbe casuale. “Denunceremo il ministro Luigi Di Maio. Questa cosa non finisce qui. Anche perché è tutto strumentale”.
Procedimento disciplinare
Il dipendente ripreso da “Non è l’Arena” era dunque del Caf Cgil, non dell’Alpaa. La camera del lavoro di Palermo avvierà una procedura disciplinare a seguito della vicenda. La nota che lo conferma arriva nel primo pomeriggio. “Comportamenti personali contrari ai valori della Cgil – dichiarano i segretari generali di Cgil Sicilia e Cgil Palermo Michele Pagliaro e Enzo Campo – e alle modalità operative che fanno dei nostri servizi ai cittadini dei servizi di eccellenza, non possono e non saranno tollerati soprattutto quando questi vanno contro la legge”. “Caf e Patronati – aggiungono Pagliaro e Campo – sono strutture di servizio importanti che consentono la partecipazione e l’esercizio di democrazia dei cittadini nei confronti dello Stato”. Il dipendente finito nella bufera è anche un consigliere comunale del Pd a Monreale, Sandro Russo.
Reddito e trucchi
Il fenomeno del ricorso a “trucchi” per riuscire a rientrare nei requisiti per ottenere il reddito di cittadinanza è stato raccontato in questi giorni dai media nazionali. Diversi di questi stratagemmi, come il ricorso a carte prepagate per abbassare l’Isee, circolano già da settimane su Internet. I quotidiani nazionali hanno anche scritto di un anomalo boom di richieste di spostamento della residenza e persino di separazioni e divorzi per aggirare le norme che fissano i paletti per ottenere il sussidio.