PALERMO – Colpo di scena a Sala d’Ercole. Dopo oltre due ore di confronto il presidente della Regione Nello Musumeci ha deciso di non sottoporre al voto il nuovo rinvio delle elezioni provinciali. Tutto sembrava pronto per il voto ma, alla fine, voto non c’è stato. Al termine del suo intervento Musumeci ha disposto il dietrofront rispetto a una posizione che sembrava consolidata: la palla passa ora alla conferenza dei capigruppo, dove il governo conta di trovare l’intesa.
Lo stesso Gianfranco Miccichè ha avuto un momento di spaesamento quando il governatore si è rimesso all’aula. Così la seduta è stata sospesa e solo dopo un veloce confronto, il presidente dell’Ars ha dato notizia che il governo faceva un passo indietro. Poi Miccichè ha comunicato quale sarà il calendario dei lavori. Domani l’Ars completerà l’esame del disegno di legge sulla pesca e poi in conferenza dei capi gruppo sarà deciso come inserire all’ordine del giorno un ddl che “sistemi” la confusione creata sul voto degli enti intermedi
Il governo aveva presentato un emendamento a firma dell’assessore agli Enti locali Bernadette Grasso per rinviare le votazioni per le ex Province in una domenica di ottobre 2019. Per rispettare il regolamento e la volontà del Parlamento, dopo un lungo dibattito, il presidente della Regione ha deciso di ritirare l’emendamento che, come promesso, aveva invece fatto presentare. In questo modo, l’esecutivo regionale pensava di rimediare, sebbene parzialmente, al voto, assunto la scorsa settimana, dalla maggioranza. Nell’ultima seduta, infatti, l’Ars aveva approvato una norma con cui si rinviavano le elezione degli organi dei Liberi Consorzi e delle Città Metropolitane dal prossimo 30 giugno ad aprile 2020.
Musumeci ha così chiesto che l’Ars tratti della questione secondo un calendario che deciderà autonomamente. D’altronde “il governo – così ha spiegato l’inquilino di Palazzo d’Orleans durante il suo intervento – ha solo fatto una proposta. Vi assicuro – ha poi proseguito – che con grande disincanto il governo accetterà qualsiasi decisione dovesse essere assunta”.
“Al voto delle ex province – ha detto il governatore – noi non diamo nessun peso politico. Queste sono questioni per cui ciascuno di noi politici risponde al territorio, ai sindaci e ai consiglieri comunali che conosce”. Musumeci ha quindi fatto un lungo elenco di opere appaltate e interventi che iniziano a essere realizzati per rivendicare quali siano per lui i risultati della sua azione politicaò
Il governatore, come detto, non ha voluto che si votasse sull’emendamento presentato dal suo assessore e non ha accettato che si parlasse di “sfida all’aula”. “Noi – ha affermato – abbiamo fatto questo emendamento sulla base della proposta dell’Anci. Dietro questo emendamento c’è solo il tentativo di fare rispettare la partecipazione democratica anche se le elezioni saranno di secondo grado. Questo – ha proseguito Musumeci – è importante al di là della questione finanziaria che questo governo sta portando avanti con un dibattito serrato. Utilizzare la crisi finanziaria per bloccare la partecipazione democratica è un subdolo”.
Musumeci, però non ha accettato, anche, che si parlasse anche di caso politico. “Questo emendamento è un ripensamento rispetto alle due posizioni diverse nella coalizione che si è tradotto in un voto immediato e senza l’opportuna riflessione. Non c’è stata nessuna spaccatura. Se ci fosse spaccatura allora io avrei azzerato subito la giunta”.
In aula la discussione è stata fitta e ha affrontato in gran parte la possibilità che la strada che si pensava di seguire non fosse corretta. Il governo proponeva di approvare una norma che modificasse “la delibera legislativa” sui marina resort piuttosto che il testo normativo. Questa era, infatti, l’unica strada per annullare il voto di mercoledì scorso senza che la legge sui marina resort fosse pubblicata.
Così Antonello Cracolici (Pd) ha evocato il regolamento per mettere in discussione la procedura proposta. “Nel merito non ho nessuna contrarietà sul contenuto – ha affermato il dem – ma ho dei dubbi sulle procedure: modifichiamo una legge che ancora non è legge. Per questo – ha concluso rivolgendosi a Miccichè – sarebbe opportuno approvare questa norma secondo le regole ”. A Cracolici ha risposto il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè (Fi): “Nella scorsa legislatura, nel 2014, fu abrogata una deliberazione legislativa e questo precedente mi consente di mettere ai voti l’emendamento presentato”. Insomma la soluzione era in bilico e in aula c’è stato chi ha commentato: “Qui una doppia violazione delle regole diventa regola”.
Anche Francesco Cappello (M5s) ha criticato i metodi proposti dal governo. “In questa sessione lei – ha detto il capogruppo del M5s riferendosi al presidente della Regione Nello Musumeci presente in aula – ha altre due opzioni di presentare un emendamento per cambiare. La questione però è che a voi manca il quadro politico di cosa fare”. Tra gli ultimi interventi poi Giancarlo Cancelleri ha messo in guardia l’esecutivo regionale. “Alcune parti della maggioranza – ha commentato – provano a buttare la palla dalla parte dell’opposizione ma la volta scorsa noi tutti ci siamo astenuti. Ora però entriamo in gioco perché di fronte a questo teatrino non possiamo stare in silenzio. Io sono sicuro che se richiediamo il voto segreto questa norma da voi proposta non passa”.
Anche Giuseppe Lupo (Pd) poco prima aveva chiesto al capo del governo di ritirare l’emendamento.” Invece di proseguire il balletto sulla data delle elezioni – ha detto il capogruppo del Pd all’Ars -, il presidente della Regione dovrebbe dedicare una seduta dell’Ars a temi come lìassetto finanziario, la gestione del personale, l’assistenza ai disabili, i servizi per la manutenzione di strade e scuole”. Insomma, sembrerebbe che gli inviti dell’opposizione abbiano convinto Musumeci al passo indietro, domani si scoprirà come i deputati decideranno di muoversi.