PALERMO – Sedici condanne e quattro assoluzioni al processo sul business delle scommesse con l’appoggio di Cosa nostra. Si conclude il troncone in abbreviato nato dal blitz della Squadra mobile di Palermo in cui fu coinvolto Benedetto Bacchi, uno dei nomi più noti del settore delle agenzie in Italia. Bacchi non faceva parte di questo processo, ma della parte che si sta svolgendo con il rito ordinario.
Titolare del marchio “B2875” con sede legale a Malta avrebbe scalato il potere grazie all’appoggio dei boss. Il suo big sponsor sarebbe stato Francesco Nania. Da Partinico si sarebbe spostato con le sue agenzie a Palermo, trovando terreno fertile fra le famiglie mafiose palermitane che facevano a gara per entrare in affari con lui. Non solo scommesse sportive on line, anche siti di casinò gestiti da società con sede all’estero. La parte degli incassi da girare alla mafia variava tra 300 e 800 mila euro all’anno. L’inchiesta era coordinata dai pubblici ministeri Amelia Luise, Annamaria Picozzi e Roberto Tartaglia.
Il giudice per l’udienza preliminare Maria Cristina Sala ha condannato Alessandro Acqua (due anni), Marco Cannatella (un anno e dieci mesi), Ferdinando Chifari (dieci mesi), Marco Corso (un anno e quattro mesi), Vincenzo Corso (un anno e quattro mesi), Salvatore De Simone (due anni e otto mesi), Davide Di Benedetto (un anno e quattro mesi), Giuseppe Gambino (tre anni e quattro mesi), Antonio Lo Baido (dodici anni), Giuseppe Lo Bianco (due anni e due mesi), Antonio Mollisi (un anno e quattro mesi), Francesco Nania (sedici anni), Gerardo Guagliardo Orvieto (otto anni e sei mesi), Antonino Pizzo (tredici anni), Benedetto Sgroi (dodici anni e due mesi), Devis Zangara (quattro anni) . Assolti Alfredo Cannone, Carmelo Garruzzo, Giampiero Rappa e Sebastiano Vinciguerra. Assolto pure Antonino Lo Piccolo, difeso dall’avvocato Rosa Garofalo, per il quale erano stati chiesti dodici anni e mezzo di carcere.
Rappa, palermitano di 49 anni, difeso dagli avvocati Claudio Gallina Montana e Massimo Guagliardo, era impiegato di un’agenzia San Paolo ad Alcamo e agente di “B2875”. Sono cadute tutte le accuse, dall’associazione per delinquere al riciclaggio (la richiesta di pena era 8 anni). Era ritenuto l’uomo delle operazioni finanziarie con cui si soldi finivano a Malta per essere ripuliti. Quindi sarebbero stati investiti nell’acquisto di terreni e nella costruzione di palazzi e supermercati. E qui sarebbe entrato in gioco il costruttore Alfredo Cannone, di Partinico, difeso dall’avvocato Bartolomeo Parrino, che avrebbe ricevuto alcuni milioni di euro per una serie di lavori, fra cui la realizzazione di un palazzo in via del Bersagliere. Anche nel suo caso le accuse non hanno retto al vaglio del giudice.