PALERMO – Da una parte magistrati e carabinieri indagano, dall’altra il sindaco Leoluca Orlando corre ai ripari nominando un commissario per il cimitero dei Rotoli. E non uno qualsiasi, ma il vice segretario generale Gabriele Marchese a cui lo stesso sindaco appena otto mesi fa toglieva l’incarico di comandante della polizia municipale.
Evidentemente Orlando deve riconoscere a Marchese, che dal 2011 al 2015 ha gestito i servizi cimiteriale, la capacità necessaria per superare il caos del camposanto. Un caos del quale alcuni avrebbero approfittato facendo affari sporchi. Sono dieci le persone indagate per corruzione, falso e abuso d’ufficio.
Orlando richiama l’uomo che aveva allontanato lo scorso giugno, contestandogli allora a mancanza di polso nel multare chi sporcava in città. Marchese gli aveva risposto in maniera piccata, sostenendo che i suoi uomini, i vigili urbani, avevano sempre fatto fino in fondo il proprio dovere e se qualche responsabilità si doveva trovare forse sarebbe stato opportuno guardare in casa della Rap.
Acqua passata, Orlando si affida a Marchese, ma c’è un nodo da sciogliere visto che Marchese dal primo aprile andrà in pensione e sta pure smaltendo delle ferie arretrate. Anche volendo mettere da parte i rapporti tesi di un tempo sembra difficile che si risolva il caos al cimitero in così poco tempo.
Su cosa indagano i carabinieri coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Francesca Mazzocco? Si parla di tangenti pagate per liberare le sepolture e per scavalcare il turno di tumulazione. In deposito ci sono circa trecento bare – negli anni di Marchese il problema era stato risolto – in attesa di sepoltura. In un cimitero dove c’è cronica carenza di posti quelli che si liberano fanno gola. E qualcuno sarebbe disposto a fare carte false.
Come? Incrociando domanda e offerta. Innanzitutto mettendo nero su bianco che i corpi seppelliti sono ormai mineralizzati, cioè pronti per essere trasferiti negli ossari. Non basta, perché le salme a deposito sono soggette a turno. A meno che non si certifichi con l’aiuto dei medici – ce ne sono de indagati – che dalle bare non venga fuori del percolato. Se ciò accade la salma, per questioni igienico sanitarie, deve essere tumulata per prima. Insomma, si scavalca il turno. E qui entrerebbe in gioco la complicità dei titolari di agenzie funebri. Le bare devono essere dotate di sistemi di sigillatura e sfiatamento che impediscono fuoriuscite di liquidi e garantiscono un lungo stazionamento in deposito senza problemi. Se però il lavoro non viene eseguito a regola d’arte il percolamento di fatto viene indotto.