PALERMO– La voce che racconta le storie della speranza è la stessa che, dall’alba al tramonto, con poche pause caffè, parla forte per combattere la guerra del Coronavirus, in una corsia dell’ospedale ‘Cervello. Gli occhi a cui quella voce appartengono hanno visto il dolore e le persone morire in solitudine. Ma hanno visto anche che da quel viaggio spaventoso si può tornare. E narra quei rientri in casa, con la sola preghiera che non siano pronunciati nomi, perché le identità di tutti, per protezione e riserbo, devono restare ignote.
C’era un ragazzino, un adolescente. Uno con un’età ancora in grado di sognare calci al pallone e di temere il compito di matematica del lunedì. Non stava malissimo, ma stava male e aveva molta paura, come la sua famiglia. La sofferenza è un cammino duro per chiunque, figuriamoci quando ti prende di sorpresa nell’ora spensierata.
Un passaggio al pronto soccorso e il ricovero in reparto. Le dottoresse e le infermiere sono diventate le sue mamme. I dottori e gli infermieri sono diventati i suoi papà. Tutto il personale sanitario ha fatto il tifo come accade sempre. Ma un quasi bambino, a torto o a ragione, ti impressiona di più, perché quella è l’età rigogliosa della vita nel suo pieno fulgore. Dopo giorni di apprensione è guarito, è stato dimesso. La voce narrante, adesso, è una canzone gioiosa nella radio dei cuori felici.
E poi c’era il medico che veniva dal Trapanese. Molto peggiori le sue condizioni. Una gravissima insufficienza respiratoria che l’ha portato a un centimetro dall’intubazione. Non è accaduto. Grazie alle cure dei suoi colleghi, piano piano, il dottore ha ricominciato a respirare. Piano piano il suo viso ha ripreso i colori della serenità. Non è stato dimesso, però sta bene. E gli aggiornamenti sulle sue condizioni di salute sono ottimi.
Abbiamo forse bisogno di storie di speranza che accompagnino il triste rintocco del malati e delle vittime. Di Covid si guarisce. Saperlo teoricamente è una cosa, impararlo nel sorriso delle persone cambia ogni cosa.
Sono piccoli e grandi miracoli che accadono, quotidianamente, grazie alla voce che li ha raccontati. E grazie alle altre voci che indossano un camice bianco. Un giorno, torneranno nel silenzio della normalità, per fortuna. Ma l’amore senza sosta con cui hanno combattuto non sarà dimenticato.