Ho avuto paura di essere diventato un controrivoluzionario, cultore del nuovo oppio dei popoli qual è il calcio, ma quando ho visto che Fidel Castro ha scritto un articolo di commento ai Mondiali sudafricani, sul sito cubadebate.cu, mi sono sentito meglio. E allora, fiato alle trombe: poche ore e conosceremo le squadre finaliste del campionato mondiale di calcio.
Tutti i pronostici della vigilia sono stati stravolti: le grandi big sudamericane fuori ai quarti, i super-favoriti inglesi a casa dopo gli ottavi, le due finaliste di quattro anni fa hanno lasciato il Sudafrica addirittura al primo turno. I grandi campioni, quelli strapagati che avevano fatto sfaceli nel corso della stagione, hanno collezionato zeru tituli e zeru gol: Messi, Milito, Rooney, Anelka. A bocca asciutta pure gli allenatori famosi: Maradona, Capello, Dunga, Lippi. Chi avrebbe riconosciuto, all’inizio del campionato sudafricano, il viso dell’allenatore dell’Olanda? O chi avrebbe saputo a memoria la formazione della Germania? Oppure i nomi dei calciatori dell’Uruguay? Così questo mondiale è servito a scoprire tanti nuovi campioni: volti noti e meno noti di uno sport che continua ad essere sempre più imprevedibile.
Così, in semifinale ritroviamo due squadre di lingua spagnola contro due di cultura germanica e quattro diverse concezioni e storie calcistiche. La prima semifinale, apparentemente, dovrebbe avere un epilogo scontato. L’Olanda è favorita: ha mostrato grandi cose eliminando il Brasile, ha campioni del calibro di Sneijder e Robben, ha un’ottima organizzazione di gioco. L’Uruguay, invece, ha usufruito di un calendario più abbordabile, dovrebbe sentire la fatica supplementare della partita col Ghana e l’assenza del bomber Suarez (squalificato per un provvidenziale e antisportivo fallo di mano) riduce il suo potenziale offensivo.
Ma il calcio è il calcio, ripetiamo da giorni, e non sempre vince il più forte… anche perché le due squadre sono assetate di vittorie, dato che da troppo tempo non vincono un titolo internazionale. In Uruguay si racconta ancora l’epica vittoria della coppa Rimet allo stadio Maracanà (sono passati sessant’anni!) dove ci fu una finale degna di essere narrata da grandi scrittori; mentre l’Olanda ha nel palmares solo due finali perse ai Mondiali, negli anni settanta, e una vittoria al campionato europeo del 1988, grazie alle prodezze di Marco Van Basten e Ruud Gullit.
La fame di vittorie e la voglia di riscatto possono far emergere il meglio dalle squadre di calcio e non escluderei che da questa prima semifinale possa venir fuori la squadra campione del mondo malgrado l’altra semifinale, che vede opporsi Germania e Spagna, sia presentata come la vera finale anticipata. Per quello che abbiamo visto, le quattro semifinaliste meritano di essere arrivate fin qui e, a questo punto, nessuno avrà voglia di fare sconti e di tornare a casa a mani vuote.
Nessuno vorrà fare come Aldo Brancher che, dopo aver aspirato alla carica di governo, si è dimesso da ministro (perfino senza deleghe!) subito dopo aver scoperto che la nuova carica non avrebbe bloccato il processo contro di lui. Brancher dovrebbe essere un esempio per questi calciatori, fino a ieri sconosciuti, che dopo essere arrivati in semifinale vogliono pure vincere la coppa del Mondo. Meno male che la politica è meno ingorda del calcio.