CATANIA – Si è aperto stamani davanti ai giudici della terza sezione penale del tribunale di Catania, presieduta da Maria Giuseppina Elena Corrao, il processo scaturito dall’operazione Sibilla, che lo scorso febbraio ha scosso il Comune di Acireale. Tra i 13 imputati, per i quali il pubblico ministero Fabio Regolo ha chiesto ed ottenuto il giudizio immediato, c’è anche l’ex sindaco Roberto Barbagallo, dimessosi pochi giorni dopo l’arresto per induzione indebita a promettere utilità. L’imputato, assente in aula, ha fatto pervenire tramite il proprio legale un certificato medico. A chiedere la costituzione di parte civile nel processo, oltre al Comune di Acireale, anche il Coni e la società di progettazione San Sebastiano Srl. Tra gli imputati, infatti, figurano anche il consulente tecnico regionale del Coni, Anna Maria Sapienza, accusata di turbativa d’asta, e Angelo La Spina e Salvatore Leonardi, accusati di corruzione e falso, rispettivamente dipendente e consulente esterno della società San Sebastiano, appaltatrice di alcuni interventi di restyling al cimitero comunale acese. L’intero collegio difensivo si è opposto alla costituzione di parte civile del Coni e della San Sebastiano, sostenendo l’assenza di danni subiti. Per il pm, che ha chiesto invece la loro ammissione, concreto il danno d’immagine subito. Sollevata dalle difese anche l’eccezione di nullità del decreto di giudizio immediato, motivato per alcuni dall’esito del ricorso in Cassazione, che avrebbe fatto venir meno il presupposto dell’evidenza della prova, e per gli altri, invece, per l’omessa consegna dei file audio nei tempi utili per consentire la richiesta di un rito alternativo. Il tribunale si è riservato la decisione alla prossima udienza, fissata per il 3 ottobre.
IMPUTATI Giovanni Barbagallo, Roberto Barbagallo, Salvatore Di Stefano, Alessio D’Urso, Eva Finocchiaro, Ferdinando Maria Garilli, Angelo La Spina, Salvatore Leonardi, Salvatore Principato, Sebastiano Principato, Anna Maria Sapienza, Giuseppe Sardo e Niccolò Urso.
L’INCHIESTA E’ l’alba dello scorso 23 febbraio quando le sirene della Guardia di Finanza di Catania squarciano il silenzio lungo le strade di Acireale. I militari eseguono otto misure cautelari, cinque in carcere e tre ai domiciliari. Si tratta di funzionari pubblici e colletti bianchi. Tra tutti spicca il nome del sindaco Roberto Barbagallo. E’ accusato di aver indotto, in concorso con l’agente di polizia municipale Nicolò Urso, due venditori ambulanti a promettere voti per l’on. Nicola D’Agostino, candidato alle regionali, in cambio dell’annullamento di una sanzione. Con il primo cittadino finiscono in carcere anche Giovanni Barbagallo, ex capo area tecnica del comune di Acireale, per turbativa d’asta, corruzione e falso in atto pubblico, Anna Maria Sapienza, consulente regionale del Coni, per turbativa d’asta, e Salvatore Di Stefano e Salvatore Leonardi, rispettivamente dirigente dell’area tecnica comunale e consulente esterno della società San Sebastiano Srl, entrambi per corruzione e falso. Ma l’inchiesta della Procura di Catania non sembra essersi chiusa qui. Sarebbero infatti diversi i filoni investigativi seguiti. Numerosi gli imprenditori, destinatari di appalti comunali ad Acireale, convocati in Procura durante gli scorsi mesi.