GRAVINA DI CATANIA – Rimarrà ancora lì per un tempo indeterminato il mega palazzo ritenuto abusivo – dalla magistratura – di via Monte Arsi a Gravina di Catania. Il Comune non ha ancora preso alcuna decisione in merito alla vicenda e né ha stabilito cosa farne dell’immobile che, sorto su una zona agricola, è nel frattempo rimasto abbandonato da oltre dieci anni. Così come di tempo ne è trascorso dallo scandalo giudiziario che nel 2011 travolse i colletti bianchi dell’amministrazione gravinese, fra tecnici, componenti della commissione edilizia accusati – a vario titolo – di aver rilasciato una licenza edilizia illecita ai proprietari dell’immobile; questi ultimi, anche loro imputati al processo per aver costruito l’immobile senza alcuna autorizzazione.
Come se non bastasse, la lentezza della giustizia ha fatto cadere in prescrizione tutti i reati contestati dalla Procura generale di Catania. Uno scandalo nello scandalo che sembra non avere fine. Il Comune non avrebbe, inoltre, ancora contezza dell’avvenuto dissequestro dell’immobile, come ci fa sapere l’attuale responsabile dell’ufficio tecnico, Raimondo Santonocito. Il manufatto abusivo, infatti, era stato dissequestrato alla fine del 2016 a seguito dell’accoglimento dell’istanza avanzata al tribunale dai titolari del manufatto. La ristrutturazione del palazzo prevedeva, nonostante i vincoli urbanistici, una destinazione d’uso diversa dal preesistente con tanto di uffici e attività commerciali.
L’amministrazione, dunque, almeno per il momento, sembra intenzionata a prendersi ancora del tempo, in attesa anche che il procedimento – ormai giunto alle battute finali – si concluda.
Fra i tredici imputati c’è anche Fabio Bacciulli, ex vice sindaco, assessore al Verde di Gravina di Catania, candidato alle elezioni comunali del 2008 nelle fila dell’Mpa nonché presidente della commissione edilizia all’epoca del rilascio dell’autorizzazione. Il suo nome era già comparso negli atti giudiziari del processo Iblis in cui non risultava però né indagato e né mai è stato successivamente interrogato. Il nominativo saltò fuori dalle intercettazioni fra il capo mafia Vincenzo Aiello e il geologo Giovanni Barbagallo. Tema centrale erano le elezioni comunali di Gravina del 2008.
Ecco l’intercettazione:
Vincenzo Aiello: …vedi che ora è partito il piano regolatore a Gravina… e ci sono diversi lavori… eh… vediamo chi è che sale… e nel caso ti presento a Fabio… quello che vende, Baciulli… a Gravina… così ti inserisce… perchè devono allargare il cimitero… ci sono diversi lavori lì a Gravina…
LE INDAGINI – A dare avvio alle indagini nel 2009 furono i continui esposti presentati in Procura da una residente di Gravina, la cui abitazione era vicina al manufatto eretto sulla zona agricola. La richiesta di rinvio a giudizio nei confronti degli indagati viene presentata nel 2011 dal Procuratore generale Salvatore Scalia. Per l’accusa l’immobile era stato realizzato grazie alla compiacenza dei dipendenti che avrebbero approvato il progetto finalizzato alla ristrutturazione di un vecchio deposito agricolo in un’area protetta e sottoposta a vincolo paesaggistico. Per la procura generale, la commissione e i tecnici del Comune avrebbero agito in maniera illegittima con lo scopo di favorire i titolari procurando loro un “ingiusto vantaggio economico”.
LA DIFESA – I diversi avvocati dei membri della Commissione edilizia e dei tecnici del Comune nel corso del processo hanno sempre ribattuto la tesi difensiva secondo cui la concessione edilizia del 2008 sarebbe stata rilasciata in ragione di un provvedimento sanatorio, datato 2000, che contemplava già la destinazione d’uso commerciale dell’immobile. A margine di questo, i difensori hanno sempre chiesto l’assoluzione con formula piena per i loro assistiti.