Il silenzio, le lacrime, gli applausi | Catania saluta Dario che non c'è più - Live Sicilia

Il silenzio, le lacrime, gli applausi | Catania saluta Dario che non c’è più

Una mattinata toccante. Nel nome di chi è andato via per sempre per adempiere il proprio lavoro. LE FOTO

Il corteo e le esequie
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CATANIA. Una coppia di turisti canadesi in via Etnea chiede se si tratta di una parata per ricordare qualcosa. La loro espressione in volto cambia, quando apprendono che quel lungo corteo di uomini in divisa e con il casco di protezione calato sulla testa, è l’ultimo abbraccio ad un collega che non c’è più: Dario Ambiamonte. Ed in verità, senza essere in marcia con loro, il saluto commosso è anche per Giorgio Grammatico le cui esequie si celebrano a distanza molti chilometri più in là: a casa sua, a Trapani. E’ una Catania solenne ma arrabbiata. Composta ma devastata quella che oggi conosce il lutto cittadino. Squarciata dalla tragedia che martedì sera della settimana scorsa in quella via Garibaldi che è stata storia e anima di Catania ha scosso, uomini, sentimenti e coscienze.

Tra le maglie di un corteo fittissimo partito dal Comando provinciale di via Cesare Beccaria, non ci sono solo i colleghi di Dario e Giorgio. Ci sono centinaia di cittadini che non sono voluti mancare. C’è chi si commuove. C’è chi piange. C’è chi continua a ripetere che “non si può morire così”. Non sono frasi fatte: dentro quelle parole c’è la piena consapevolezza che chi non c’è più se n’è andato per servire una comunità intera. Così come accadeva ogni giorno. Così come continuerà a essere, in pieno spirito di servizio.
Al passaggio per viale XX Settembre, via Etnea, piazza Stesicoro, piazza Duomo, il corteo viene interrotto di continuo da applausi sinceri. Genuini. Quasi uno sfogo liberatorio e involontario per scacciare i demoni di una notte che resterà per molto tempo una ferita lacerante.

Poi l’ingresso in chiesa, al Duomo, della salma avvolta nella bandiera tricolore. Ci sono tutti. Tutte le autorità civili e militari: dal ministro dell’Interno Minniti in giù. C’è la moglie di Dario. Ci sono i due figli di Dario. L’atmosfera è straziante. Come potrebbe essere diversamente?
La storia di un uomo, di un padre, di un vigile del fuoco si è spenta come una fiammella. Rimasta soffocata nei fondali dell’anima irrazionale. L’arcivescovo metropolita di Catania, Gristina, nella sua omelia si rivolge ai congiunti di Dario: “Potete essere fieri del vostro caro. Anche se questo sentimento non annulla certo il dolore: ma sappiate che la fede e la fiducia sono di conforto”.

Ma quello che colpisce è l’unione del Corpo dei Vigili del Fuoco. Forse neppure loro se ne accorgono: ma danno un forte idea di famiglia. Toccante e robusta più di mille parole. “Quello che è successo martedì sera poteva toccare a ognuno di noi – ci dice Riccardo, uno dei “fratelli vigili” di Dario -: è il nostro lavoro e sappiamo bene che cosa significa. Oggi nella persona di Dario c’è ognuno di noi”.
Dal pulpito dell’altare uno dei colleghi recita: “Un giorno senza rischio è un giorno non vissuto, ciao Dario e grazie di tutto”. Scatta un’applauso interminabile. Partono nuove lacrime liberatorie.
Si esce dalla cattedrale. Sono sirene, elicotteri in volo, sguardi ancora increduli e una sensazione.
Quella che Catania non vorrà cancellare quella piovosa e fredda sera di fine marzo.
Perché nel lutto e nella tragedia, resta l’esempio di chi andando via ci ha contagiato di una speranza che finisce col darci forza e coscienza.
E, allora, certo: “Ciao Dario e grazie di tutto”. Sarà pur banale ma necessario.


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