CATANIA. Si sono chiuse le indagini sull’omicidio di Maria Ruccella, che nell’ottobre dello scorso anno sconvolse la piccola comunità di Calatabiano. L’anziana donna, deceduta durante il trasporto in elisoccorso all’ospedale Cannizzaro di Catania, venne trovata in una pozza di sangue, nella propria abitazione di vicolo Soldato Giovanni Ponturo. A causare il decesso una profonda ferita alla gola, inferta con il collo di una bottiglia di vetro. Da un anno si trova rinchiuso in carcere per quel delitto il 37enne di Calatabiano Paolo Cartelli. L’uomo, reo confesso, avrebbe raccontato agli inquirenti di aver colpito la donna dopo che quest’ultima si era rifiutata di onorare il proprio debito, pari a circa 10 euro. Una versione poi ritrattata. In una seconda fase, infatti, Cartelli avrebbe riferito di non aver agito da solo e di non essere stato lui a colpire la vittima. Un racconto che non avrebbe convinto il sostituto procuratore di Catania Pasquale Pacifico, titolare delle indagini. Intanto dalla perizia psichiatrica, disposta alcuni mesi fa dal gip Flavia Panzano, su richiesta del legale della difesa Lucia Spicuzza, sarebbe emersa l’imputabilità dell’indagato. Per il consulente tecnico nominato dal giudice, la psichiatra Liliana Gandolfo, Pietro Cartelli sarebbe una persona pacifica, serena e benvoluta dalla collettività. Pur riconoscendo un ritardo mentale, di cui sarebbe affetto il 37enne, ciò non avrebbe inficiato la sua capacità di intendere e di volere al momento dell’omicidio. Si sarebbe trattato, sempre secondo il consulente, di un reato d’impeto, repentino ed impulsivo, compatibile con l’infermità di base.
In attesa della richiesta di rinvio a giudizio, intanto, il legale Lucia Spicuzza ha nominato i propri consulenti di parte: lo psichiatra Antonino Petralia ed il medico legale Carlo Rossitto. Quest’ultimo per stabilire modalità e tempi del decesso della vittima.
IL DELITTO. È il 3 ottobre dello scorso anno quando, in pieno centro a Calatabiano, viene rinvenuta in gravi condizioni nella propria abitazione la 75enne Maria Ruccella, più conosciuta in paese come la signorina Amalia. Nonostante i soccorsi, la donna, conosciuta e benvoluta da tutti, muore per la profonda ferita da taglio alla gola. Il suo assassino l’ha colpita con il collo di una bottiglia di vetro. In un primo momento l’ipotesi è la rapina finita male. Ma le serrate indagini, condotte dai carabinieri della Compagnia di Giarre, conducono gli investigatori su altre piste. Prima che il cerchio si stringa, giunge la confessione dell’omicida. È la madre di Paolo Cartelli che, dopo aver trovato i pantaloni del figlio sporchi di sangue, spinge l’uomo a dire la verità. In 48 ore finisce l’incubo di un’intera comunità, rimasta sgomenta da quell’omicidio.