PALERMO – Le nuove intercettazioni acquisite al processo per l’omicidio del padre provocano l’arresto del figlio. Nei giorni scorsi è finito in carcere Michele Di Giacomo, figlio del boss Giuseppe, assassinato nel 2014.
Si trovava agli arresti domiciliari, ma la Corte di appello che lo sta processando per rapina ha stabilito un aggravamento della misura cautelare.
La Procura di Palermo ha depositato alcune intercettazioni nel processo in Corte di Assise in cui è imputato Onofrio Lipari per il delitto del 2014 avvenuto alla Zisa. Nel marzo e nel maggio 2023 Michele Di Giacomo ha ricevuto la visita di Stefano Comandè, mentre era detenuto ai domiciliari.
Il figlio del boss aveva il divieto di incontrare persone diverse dai suoi conviventi. In più Comandè è un pregiudicato per mafia che ha finito di scontare la condanna. I due hanno discusso della possibilità di trovare un lavoro a Di Giacomo in modo da potere chiedere una misura alternativa ai domiciliari.
Al di là dell’argomento trattato il colloquio, però, era vietato. La Corte di appello ha disposto l’aggravamento della misura contro cui la difesa rappresentata dall’avvocato Salvatore Ferrante farà ricorso. Per il resto nessun altro commento.
Di Giacomo, 23 anni, uno dei figli del boss di Porta Nuova, è stato condannato in primo grado a 4 anni e 4 mesi per rapina ed è in corso il processo di appello. Assieme ad altre quattro persone due anni fa avrebbe assaltato un pub a Termini Imerese per punire il titolare dopo avere avuto una discussione durante la serata.