CATANIA – “Catania, decima città d’Italia per numero di abitanti, è in predissesto finanziario. Nonostante un piano di rientro decennale, che scadrà nel 2023, il Comune non può ripianare i propri debiti anche perché nel frattempo i governi nazionali e regionali continuano a tagliare i finanziamenti, a imporre sempre maggiore riduzione della spesa e politiche di austerità. Basti pensare che nei soli ultimi due anni l’amministrazione comunale ha accumulato ulteriori 29 milioni di euro di debito.
La finanziaria 2016 del Governo Renzi ha così consentito ad alcuni enti locali di rimodulare il Piano di Rientro, permettendo di ripianare il debito dei Comuni non più in 10 ma in 30 anni. Un massa debitoria che però, a causa del riaccertamento dei crediti inesigibili, è raddoppiata. Il disavanzo del Comune di Catania adesso ammonta a oltre un miliardo di euro. Il debito è un cappio al collo dell’intera comunità. Le leggi che regolamentano i comuni in predissesto e gli organi di controllo della Corte dei Conti impongono tasse ai massimali, svendita del patrimonio pubblico, privatizzazione dei servizi essenziali, blocco delle assunzioni.
Il tutto, adesso, allungato per 30 anni, fino al 2046. Sempre ammesso che i conti tornino e non si sia comunque costretti, tra qualche mese o anno, a dichiarare il dissesto, rendendo inutili tutti i sacrifici fino a quel momento fatti. Una condanna pesantissima per la città di Catania e per i suoi abitanti. Ma al disastro sociale ed economico si somma anche un attacco senza precedenti alla democrazia, alle Istituzioni elettive del Comune, alla sovranità popolare. La Giunta Bianco ha infatti deciso che la redazione del Piano di Rientro trentennale del Comune di Catania verrà affidata a un’azienda privata, ovviamente a spese della cittadinanza (con l’incredibile paradosso di fare un debito per far scrivere come risanare il debito).
Un Piano che determinerà la vita di centinaia di migliaia di persone, di attività economiche, di lavoratrici e lavoratori per i prossimi trent’anni verrà redatto, senza neanche un minino di concertazione con la popolazione né con le parti sociali, da funzionari di un’azienda privata. Non si tratta di un sostegno all’azione amministrativa ma di una vera e propria esternalizzazione della redazione del Piano, con tanto di gara d’appalto per chi si aggiudicherà la redazione. Si legge nel capitolato d’appalto predisposto: “il contraente dovrà consegnare la proposta di Piano entro e non oltre il 20 maggio 2016” e ancora “in caso di mancata approvazione definitiva del Piano, dal complessivo corrispettivo pattuito, l’Amministrazione applicherà una decurtazione del 20%”.
Insomma agli organi elettivi del Comune di Catania non resterà altro compito che ratificare le decisioni prese dalla società che si aggiudicherà l’appalto. Restano infatti di “esclusiva competenza dell’ente” solo le decisioni finali, gli obblighi di approvazione, nulla che concerne le scelte politiche di gestione finanziaria del Comune. Delegare a privati un compito tra i più importanti nel mandato elettorale di Sindaco e Giunta è emblema del fallimento e dell’incapacità dell’Amministrazione Bianco. Se tagliare gli asili nido, le scuole materne, i finanziamenti per chi è diversamente abile, la manutenzione nelle scuole, gli impianti sportivi, le piste ciclabili, il servizio di trasporto pubblico, l’acqua; se svendere gli immobili, le partecipazioni societarie, i beni comuni; come aumentare le tasse, le tariffe; queste decisioni, per fare solo alcuni esempi, verranno prese da una società privata e nessuna voce in capitolo avranno i nostri rappresentanti eletti, nessuna voce le parti sociali, i sindacati, le associazioni, la città.
A un certo punto si dovrà votare, parleranno di bere o affogare, e compreranno il silenzio di qualche consigliere che, alla fine, ratificherà. Siamo di fronte al più violento attacco alla sovranità democratica in città, al trionfo della tecnocrazia a danno di tutti gli organismi intermedi, per l’esclusiva soddisfazione di chi vuole imporre privatizzazioni e demolire ogni bene comune. Paradossale e grottesco che proprio nelle stesse ore in cui si consuma tale aggressione alla partecipazione democratico il Comune svolga una “biennale della cittadinanza attiva”. Siamo convinte e convinti che sia necessario che la Giunta riveda immediatamente la scelta di esternalizzare la redazione del Piano di Rientro e che sia improrogabile l’apertura di un dibattito cittadino aperto sul futuro economico della città di Catania. Lanciamo un appello alle cittadine e ai cittadini, ai consiglieri comunali, alle forze politiche e sindacali, alle associazioni, ai soggetti della società civile affinché si intervenga unitariamente per ripristinare le regole democratiche nel Comune di Catania, perché si avvii un confronto sulla crisi finanziaria del Comune.