Crescono le spese, calano i ricavi | Buchi milionari per cinque ospedali - Live Sicilia

Crescono le spese, calano i ricavi | Buchi milionari per cinque ospedali

In un decreto dell'assessore Razza un maxi-piano di rientro. Il Cimo: "Direttori inadeguati".

La crisi di cinque aziende ospedaliere siciliane è fotografata in un decreto, quello con cui l’assessore alla Salute Ruggero Razza chiede alle strutture che spendono troppo e producono poco di predisporre dei piani di rientro. Nel documento sono contate perdite per 153 milioni di euro che per essere sanate richiederanno sacrifici da parte di operatori sanitari e pazienti. “Tutto a scapito della sanità pubblica” per il sindacato Cimo, che denuncia l'”inadeguatezza” dei direttori generali delle aziende e “la mancanza di controllo dell’assessorato alla Salute”.

Le aziende che devono correre ai ripari, si legge nel decreto di Razza, sono il Policlinico Vittorio Emanuele di Catania, in perdita di 21 milioni di euro, il Papardo di Messina, con un buco di 24 milioni, e le aziende ospedaliere palermitane Villa Sofia-Cervello, Arnas Civico e Policlinico Giaccone, in rosso rispettivamente di 39, 61 e 8 milioni di euro. Ma nel documento dell’assessore alla Salute si può leggere anche di quanto le cinque aziende si siano scostate rispetto a un piano di rientro simile predisposto dall’ex assessore Guicciardi nel 2016. Si scopre così che nell’ultimo triennio quasi tutte le aziende, invece di diminuire il rapporto tra costi e prestazioni, hanno peggiorato il proprio deficit. L’unica azienda stazionaria è il Papardo, che perde oggi esattamente quanto perdeva tre anni fa.

Da qui la richiesta di Razza ai vertici delle aziende di predisporre entro tre mesi un piano per l’esposizione, ovvero per ridurre lo scostamento tra costi e ricavi e per aumentare la quantità e la qualità delle prestazioni, dato che, si legge nel decreto, tra i motivi che obbligano le aziende alla presentazione di piani di rientro c’è anche “il mancato rispetto dei parametri relativi a volumi, qualità ed esiti delle cure”. Su questo attacca il sindacato medico Cimo con una sua nota, in cui si legge che “in talune aziende sono cresciute le spese anche per il personale ma non la produttività. Il decreto dimostra – si legge nella nota – l’incapacità e l’inadeguatezza dei direttori generali nonché la mancanza di controllo dell’assessorato alla Salute. Sono stati perfino pagati i premi di produttività per raggiungimento degli obiettivi ai direttori generali ma evidentemente la norma di legge che prevede come obiettivo il pareggio di bilancio in Sicilia non vale”.

Una gestione che per il segretario Cimo Angelo Collodoro penalizza la sanità pubblica a scapito del privato: “I piani di rientro prevedono l’assegnazione di meno risorse e meno personale alle aziende, dunque nei prossimi anni ci saranno ancora più sacrifici. In questa situazione il presidente dell’Ars Micciché parla di liste d’attesa e di ripartire dal privato”. Il riferimento è alla conferenza durante cui Micciché ha incoraggiato l’importazione in Sicilia del modello di sanità lombardo, basato sulla parità tra servizi privati e pubblici. Durante la stessa conferenza l’assessore alla Salute Razza ha annunciato che dal 2020 il budget riservato oggi ai privati convenzionati verrà “rivisto e innovato” in modo che “non sarà più possibile tenere per le strutture private in Sicilia lo stesso budget di venti anni fa”.


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