CATANIA – Era il 1995, il 19 ottobre alcuni killer freddarono davanti all’Etna Bar di San Giovanni Galermo Vito Bonanno, esponente dei “Malpassotu” di Giuseppe Pulvirenti. Il gruppo di fuoco sarebbe stato composto da Santo La Causa, per sua stessa ammissione, e dai “killer” di Maurizio Zuccaro. Il cognato di Salvatore Santapaola è ritenuto dalla Procura di Catania colui che ha dato l’ordine di uccidere d Vito Bonanno. Nel 2013 infatti i carabinieri lo arrestano, insieme ad altri sei mandanti e sicari. Le rivelezioni di Santo La Causa, infatti, hanno permesso di fare luce su alcuni delitti rimasti irrisolti per parecchi decenni, tra questi proprio quello di Vito Bonanno. Il processo (lo stralcio ordinario) che vede alla sbarra il boss Santapaoliano, insieme a un altro esponente di spicco di Cosa nostra Orazio Magrì, si celebra davanti alla Corte d’Assise di Catania, presieduta da Rosario Cuteri.
Oggi Maurizio Zuccaro in collegamento dal carcere di Milano ha deciso di rispondere alle domande del pm Antonino Fanara. L’imputato, già condannato all’ergastolo per l’omicidio di Salvatore Vittorio, ha respinto le contestazioni avanzate dall’accusa. Maurizio Zuccaro ha affermato di “non aver mai conosciuto Vito Bonanno”. “Non ricordo nemmeno chi sia” – ha detto più volte l’imputato, che ha anche dichiarato “di non aver mai conosciuto i fratelli Mirabile (ex boss dei Santapoala e oggi collaboratori di giustizia, ndr)”. Zuccaro sui legami con Cosa nostra è stato preciso: “Dopo il mio arresto nel 1998 ho smesso di avere qualsiasi rapporto con persone di quell’ambiente”. Quell’ambiente significa esponenti della criminalità organizzata. Fanara, a quel punto, cerca di mettere in chiaro un concetto. “Lei sta affermando che dopo il 1998 non aveva più rapporti con esponenti della criminalità organizzata, ma allora nel 1995 quando è stato ucciso Vito Bonanno lei faceva parte dell’organizzazione criminale?”. “Io non ho mai fatto parte e non faccio parte di alcuna associazione criminale” – ha ribadito Zuccaro. “Allora nel 1995, nonostante le sentenze definitive dicano il contrario, lei non faceva parte di alcuna organizzazione criminale ma aveva rapporti con queste persone?”. “Non è che avevo rapporti – ha cercato di chiarire Zuccaro – siccome avevo dei locali, loro venivano a chiedermi dei favori e io non facevo altro che mettere a disposizione questi locali”. “Quali locali?” – ha chiesto Fanara. “I due bar che mi avete confiscato, dottor Fanara” – è stata la risposta dell’imputato. Per Zuccaro inoltre non ci sarebbero stati “contrasti tra il gruppo dei Malpassotu e i Santapaola”. “Da quello che è a mia conoscenza non ci sono mai state rappresaglie con la famiglia Santapaola”.
Nel corso del controesame dei difensori, gli avvocati Giuseppe Rapisarda e Stella Rao, Maurizio Zuccaro ha ribadito quello che ha detto più volte (anche attraverso dichiarazioni spontanee) in diversi processi in cui è imputato. Tra lui e Santo La Causa non correrebbe buon sangue e per questo racconterebbe “menzogne” nei suoi confronti. Insomma il collaboratore di giustizia proverebbe nei confronti di Maurizio Zuccaro un astio tale da volersi vendicare accusandolo di reati che “non avrebbe mai commesso”. Anzi per l’imputato La Causa aveva dei buoni motivi per volere morto Vito Bonanno, avrebbe voluto infatti impossessarsi della carta delle estorsioni che era in suo possesso e che era rimasta sguarnita. Dichiarazione che aveva reso anche davanti al Gup nel 2013 dopo l’ordinanza di custodia cautelare emessa proprio per il delitto Bonanno. Verbale acquisito tra gli atti del processo.