Pronto soccorso condannato |"Rifunzionalizzato" o chiuderà - Live Sicilia

Pronto soccorso condannato |”Rifunzionalizzato” o chiuderà

Ottantamila persone rischiano di restare senza idonee strutture sanitarie per fronteggiare l'emergenza.

GIARRE (CT)- Il lungometraggio sull’ospedale Sant’Isidoro di Giarre è ormai giunto ai titoli di coda. Ma il finale non riserva nessun colpo di scena. Dal 30 marzo, come da cronoprogramma stabilito dopo l’entrata in vigore del recente decreto assessoriale sulla riqualificazione della rete ospedaliera territoriale, il pronto soccorso del nosocomio giarrese verrà rifunzionalizzato, che in burocratese si traduce nella chiusura. D’altronde dell’ospedale, in questi dieci anni di lento ma inesorabile depotenziamento, non restano che macerie da rimuovere. La storia del nosocomio è stata scritta ormai da tempo e attuata in modo chirurgico. Dagli improvvisi traslochi di reparti all’ospedale di Acireale, annunciati come temporanei, ma di fatto mai più tornati indietro, ai trasferimenti, unità dopo unità, di personale, fino al primo vero allarme, la chiusura nel 2008 del punto nascita. L’annunciata mobilitazione di massa davanti al presidio ospedaliero, il 5 dicembre di quell’anno, è un flop. Nel corteo, che dalla piazza di San Vito a Macchia sfila fino a via Forlanini, spiccano fasce tricolori e qualche deputato regionale. Dei cittadini dei dieci comuni del distretto sanitario non c’è traccia. E’ di fronte ad un’indifferenza disarmante che si consumano costanti spoliazioni. Nel marzo del 2010, otto mesi prima dell’inaugurazione in pompa magna del Pta, è il Governatore Raffaele Lombardo, in visita ufficiale a Giarre, a negare qualsiasi ipotesi di depotenziamento o chiusura del nosocomio, rassicurando la cittadinanza. Tra i componenti della società civile l’unica a tenere alta l’attenzione è la Rete delle associazioni. Troppo pochi però per incidere. La Rete, nel maggio del 2010, raccoglie e consegna all’ex manager dell’Asp di Catania Giuseppe Calaciura oltre 16mila firme per chiedere il potenziamento della struttura. Formalmente invitate alla cerimonia inaugurale del Pta, le associazioni declinano l’offerta e, attraverso una nota, dicono di voler stigmatizzare un’operazione caratterizzata da un’insufficiente comunicazione preventiva e da un’opaca trasparenza. Ad inizio 2011, nel giro di poche settimane, nel nosocomio giarrese vengono sospesi il servizio di diagnostica radiologica tradizionale e la tac d’urgenza. Poco dopo anche il reparto di chirurgia viene gradualmente depotenziato fino alla chiusura. A quel punto la battaglia si sposta sul reparto di Cardiologia, conteso tra gli ospedali di Acireale e Giarre. Siamo ad aprile. Quattro mesi dopo, in piena estate, metà dei posti letto di Cardiologia, previsti complessivamente nei due nosocomi, vengono assegnati alla struttura acese. Sulla carta a Giarre spetterebbero gli altri quattro, di fatto l’ospedale ne rimane sprovvisto. Le note problematiche strutturali dell’ospedale giarrese diventano motivo di nuove chiusure, anch’esse annunciate come momentanee. A novembre l’inizio dei lavori di manutenzione, che prevedono tra l’altro l’impermeabilizzazione della copertura e il ripristino dei frontoni della facciata e dei soffitti, fanno sperare nell’avvio di una nuova fase. Si susseguono gli annunci. Tra questi la promessa del ritorno del reparto di Radiologia al piano terra, con la dotazione di una moderna Tac a otto strati. A gennaio del 2012 inizia a farsi strada l’ipotesi di un polo ospedaliero unico, formato dai nosocomi di Giarre ed Acireale. In questo quadro al Sant’Isidoro, così come già avviene da circa un anno, si dovrebbero eseguire solo interventi in one day surgery, in regime di ricovero breve. Resta però la necessità di un pronto soccorso adeguato. Ma a giugno vengono chiusi, quasi contemporaneamente, il reparto di ortopedia, trasferito ad Acireale, e le sale operatorie, ufficialmente dopo il rinvenimento di una pericolosa carica batterica. Se non si tratta di una vera e propria chiusura, poco ci manca. Intanto nel 2013 a Giarre la commissione straordinaria sull’ospedale continua a sollecitare il ripristino della tac, fuori uso ormai da un anno, e la riapertura del reparto di radiologia. A settembre di quell’anno si consuma un durissimo scontro tra i sindaci del distretto giarrese e i vertici dell’Asp di Catania. I primi cittadini, attraverso una nota inviata alla stampa, dichiarano di non essere più disposti ad essere presi in giro e parlano di piano strategico, scippi mascherati e falsificazione dei report di produttività. Tutto allo scopo di chiudere la struttura. Il commissario straordinario dell’azienda sanitaria, Gaetano Sirna, risponde piccato alle accuse e nega qualsiasi azione volta al depotenziamento del presidio giarrese. Sirna parla invece di una particolare attenzione mostrata nei confronti del nosocomio di via Forlanini. In autunno il trasferimento ad Acireale di due dei tre psichiatri dimezza i servizi garantiti dal Centro di salute mentale del distretto di Giarre. Inizia la protesta dei familiari dei pazienti in cura presso la struttura. Anche in questo caso non c’è nulla da fare. Nel febbraio dello scorso anno alzano la voce gli stessi medici che operano nel pronto soccorso. Alla carenza di strumentazioni, persino di ferri chirurgici, si aggiunge anche la mancanza di ambulanze medicalizzate, trasferite tutte ad Acireale. La visita, poco dopo, dell’assessore regionale Lucia Borsellino e il successivo tavolo tecnico all’Asp di Catania, con i sindaci e la commissione Sanità all’Ars, portano una ventata di cauto ottimismo. Il presidente della commissione, Giuseppe Di Giacomo, e la stessa Borsellino bocciano il piano Russo, mai applicato e troppo incentrato sulle aree metropolitane, a discapito delle realtà provinciali. Ma non si può più tornare indietro. La vocazione del Sant’Isidoro è ormai definitivamente l’offerta medica. Ma viene promesso il potenziamento di un pronto soccorso totalmente incapace di fronteggiare le emergenze. Ma ad aprile è ancora allarme. Mentre il pronto soccorso giarrese conta solo quattro unità mediche, con turni che arrivano anche a dodici ore, al nosocomio Santa Marta e Santa Venera di Acireale è caos per i carichi insostenibili. Dopo mesi di immobilismo e promesse disattese, i sindaci del distretto, insieme ai consiglieri comunali giarresi e ai soliti sparuti cittadini, organizzano un sit in allo svincolo autostradale di Giarre. Pochi giorni dopo, in pieno agosto, rappresentanti del Governo regionale e dell’azienda sanitaria di Catania, giungono al nosocomio giarrese per nuove rassicurazioni. La promessa questa volta appare sin da subito troppo ambiziosa. In due settimane il pronto soccorso sarà reso più che funzionante. Ancora una volta nulla cambia. Ma a ottobre una nota trasmessa dal direttore medico del nosocomio, Salvatore Scala, per chiedere la chiusura del pronto soccorso solleva nuove polemiche. Pochi giorni dopo spunta un progetto per il presidio giarrese. Si chiama unità operativa ospedaliera di terapia integrata per l’assistenza domiciliare. La nuova struttura punta ad un’azione sinergica con Pte e Pta, in sostituzione del pronto soccorso. E’ la morte definitiva dell’ospedale. Nel 2015 l’entrata in vigore del decreto assessoriale mette nero su bianco ciò che si è già concretizzato in quasi un decennio.


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