CATANIA – Giovanni Salvi non lascia correre e lancia un messaggio chiaro e diretto: “Questo ufficio tutela i magistrati che si trovano sottoposti a gravi situazioni di pericolo”. Il Procuratore di Catania ha deciso di intervenire dopo l’articolo pubblicato su LiveSiciliaCatania dedicato all’ultima udienza del processo a carico di Orazio Finocchiaro, su cui pende l’accusa del reato di associazione mafiosa. Il boss della cosca Cappello è sospettato di essere il mandante dell’ordine, trasmesso tramite due messaggi di uccidere il pm della Dda di Catania, Pasquale Pacifico. Orazio Finocchiaro, boss del clan Cappello Carateddi, avrebbe ordinato l’omicidio di Pasquale Pacifico. Una direttiva partita dal carcere attraverso i tradizionali “pizzini” che sono arrivati nelle mani di Giacomo Cosenza, colui che doveva “crivellare di colpi” il sostituto procuratore della Dda di Catania. Cosenza, però, decide di collaborare con la giustizia e consegna allo stesso magistrato i messaggi scritti in stampatello.
Determinare l’identità dell’autore dei pizzini è diventato il cuore del processo che si celebra davanti al Tribunale di Catania, presieduto dal giudice Rosario Grasso. Il consulente della procura l’avvocato Salvatore Giuliano porta davanti al Tribunale un’ipotesi precisa: Finocchiaro avrebbe “uno scrivano” che scriverebbe per suo conto. Questa persona sarebbe l’autore delle sue istanze da detenuto, documenti utilizzati per la comparazione grafica e, di conseguenza, secondo il consulente “anche dei messaggi incriminati”.
L’imputato, proprio dopo l’intervento del perito della Procura, nel corso dell’ultima udienza ha deciso di fare delle dichiarazioni spontanee. Finocchiaro ha riferito al Tribunale che già “in sede di udienza preliminare” aveva fatto “nomi e cognomi di chi aveva scritto le istanze e le domandine del carcere”. Giovanni Salvi smentisce categoricamente. “Senza nessun riferimento alle dichiarazioni rese dal Finocchiaro – dichiara – perché questo ha sede nel processo, ci tenevo a dire (anche per tutelare il buon nome della Procura) che, in riferimento all’articolo che avete pubblicato e in cui avete correttamente riferito dell’udienza, non è assolutamente vero che in sede di indagine o in sede di udienza preliminare siano state rese dal Finocchiaro e dalla difesa indicazioni relative ai nomi di coloro che avrebbero redatto questi fogli”. I nomi di Finocchiaro sono: Leone Paolo e Salvo Giovanni Piero. A questo punto i difensori dell’imputato hanno chiesto al Tribunale nuove perizie comparative. L’istanza è al vaglio dei Giudici, ma intanto Salvi senza aspettare la prossima udienza chiarisce: “Quei nomi non erano mai stati fatti”.
Le precisazioni del Procuratore di Catania continuano. “Voglio ribadire con chiarezza – afferma – che tutti gli accertamenti che sono stati compiuti indicano che questi bigliettini sono stati scritti dalla stessa mano che ha scritto abitualmente le istanze in carcere per conto del Finocchiaro. A noi interessa poco l’accertamento individuale di responsabilità, quello che a noi interessa – spiega Salvi – è che questi biglietti, che contengono una chiara indicazione di morte per un sostituto del mio ufficio, provengono da coloro che hanno per via fiduciaria redatto le istanze di Orazio Finocchiaro. E quindi sono riferibili a quell’ambiente malavitoso”.
Quanto descritto dal procuratore di Catania è stato esposto proprio nell’udienza che ha visto come teste il consulente della procura l’avvocato Giuliano. Dall’analisi comparativa svolta dal perito emerge che “i bigliettini erano stati scritti dalla stessa mano che aveva scritto le istanze carcerarie in carcere”. Fogli che furono utilizzati dalla scientifica per la loro analisi comparativa già durante l’indagine. Solo che in quella fase, il materiale calligrafico utilizzato per l’esame proveniente dal carteggio del detenuto Finocchiaro fu attribuito all’indagato stesso. Giuliano a questo punto parla dell’ipotesi dello “scribano” che avrebbe scritto le istanze per conto di Finocchiaro e, dunque, anche i bigliettini incriminati con l’ordine di “crivellare di 32 colpi” il sostituto procuratore della Dda. Dalla perizia del collegio nominato dal Tribunale era emersa una probabilità con la grafia di Giacomo Cosenza. Tesi ritenuta completamente infodata dagli esperti del Ris ascoltati in aula.
“Sin dai primissimi accertamenti – ricostruisce il Procuratore – i vari consulenti tecnici hanno indicato che quei bigliettini sono stati redatti dalla mano che ha scritto le istanze in carcere di Finocchiaro. Questo è l’elemento di fondo, che è stato confermato anche dagli accertamenti che sono stati portati in Tribunale e che saranno oggetto di dibattimento di quel procedimento. Finalmente, poi ci sono anche delle indicazioni, che – ribadisce – solo oggi vengono rese, sui nomi dei soggetti che avrebbero redatto queste istanze e i due soggetti sono riferibili ad un’area criminale rilevante. Questi due nomi – commenta Salvi – ci consentiranno di fare ulteriori accertamenti.”
Nomi di peso quelli fatti da Orazio Finocchiaro. Da segnalare quello di Salvo Giovanni Piero, detenuto per l’accusa di omicidio.
Quanto dichiarato da Salvi ha un obiettivo di primissimo piano. “Per noi – afferma il procuratore di Catania – si tratta di un fatto molto importante sotto il profilo della sicurezza dei magistrati. Noi di solito facciamo poco strepito, però ci teniamo che sia chiaro un concetto – ribadisce con fermezza – i nostri magistrati sono tutelati”.