CATANIA – E’ il tassello che fa tremare di più le famiglie mafiose: il sequestro dei beni e del contante. Senza forza finanziaria è stroncato il potere. La Dia ha posto sotto sequestro beni del valore di 500 mila euro tra Vizzini, Francofonte e Sondrio riconducibili a Salvatore Navanteri, 59 anni, finito in manette nel corso dell’operazione Ciclope. Blitz che portò al fermo di diversi esponenti del Clan per paura dell’inizio di una sanguinaria faida di mafia.
Gli ufficiali della Dia hanno eseguito il decreto di sequestro beni emesso dal Tribunale di Siracusa – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti del figlio di Giovanni Navanteri, capomafia negli anni ’80 che per una serie di motivi entrò in lotta con il boss Giovanni Caruso scatenando una serie di delitti, tra cui quelli dei “germani di Salvatore Navanteri”.
Navanteri ha precedenti per associazione per precedenti di polizia per associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi. A gennaio finisce in manette per traffico di cocaina, mentre a settembre assieme alla moglie finisce nella rete dei carabinieri insieme alla moglie Luisa Regazzoli, insieme ad esponenti del Clan Nardo, vicini ai Santapaola, proprio nell’operazione – come detto – Ciclope.
Navanteri avrebbe approfittato dell’arresto nella retata Black Out di Michele D’Avola, alias “cuccarino” per prendere le redini della famiglia nel territorio a confine tra Catania e Siracusa. Questo però avrebbe creato una spaccatura tra i sodali, cioè tra chi riconosceva il ruolo di leader al Navanteri e invece, chi era rimasti fedelissimi al capomafia in carcere. In questo clima di tensione, ad Agosto del 2013 Salvatore Navanteri è vittima di un agguato davanti ai cancelli di un casolare a Francofonte. L’indagato, con il suo collaboratore Robert Emilian Mocanu, riportano ferite. Da lì doveva partire la vendetta fermata appena in tempo dai carabinieri.
La Dia ha svolto un’indagine patrimoniale che ha accertato l’assenza di risorse lecite che potrebbero giustificare gli investimenti di Navanteri, oltre ad una generalizzata sperequazione tra i redditi dichiarati ed il patrimonio posseduto.