CATANIA – L’imbarazzo dell’esordio è superato. La prima uscita della rinata Forza Italia, pure. E con essa le giustificazioni che la quasi totalità della dirigenza etnea, cresciuta nell’Msi prima e in Alleanza Nazionale poi, ha dovuto presentare alla propria base per un cambio repentino di denominazione che ha lasciato perplessi in tanti. L’occasione per un chiarimento è stata quella dei tradizionali auguri natalizi celebrati ieri nella sala grande dell’hotel Baia Verde di Aci Castello. Il titolo dell’incontro è “Riparte il Centro Destra!”. Un motto che fa il paio con quel “Rifondare il Centrodestra” lanciato da Basilio Catanoso, ma dallo Sheraton hotel, all’indomani del voto politico di febbraio.
Quella ripartenza, oggi, richiama la primissima “discesa in campo” di Silvio Berlusconi. Una forzista della prima ora si è lasciata scappare a denti stretti: “Non sono questi i volti del ’93”. Ed in effetti il travaso è avvenuto. Almeno a Catania, i volti di FI, sono quelli dell’ex An. Manca all’appello solo Musumeci con i suoi. Ma il quadro è quello. Intercetta, immediatamente, lo stato d’animo dei presenti Salvo Pogliese, vicepresidente Ars e protagonista della destra giovanile catanese: “Io e la mia comunità non abbiamo mai cambiato partito. E mi sono battuto fino alla fine affinché l’avventura del Pdl non finisse. Non accetto dunque – riferisce con forza – lezioni di coerenza da parte di nessuno. Il mio obiettivo resta quello di creare in Sicilia e in Italia un partito di centrodestra che sia davvero plurale, con all’interno nazionali, cattolici e liberali. Sul piano amministrativo – riferisce – continuiamo con una opposizione durissima al governo di centrosinistra targato Rosario Crocetta”. Una battuta che vale come una stoccata all’indirizzo del Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano, forza che si è resa disponibile ad un sostegno esterno all’azione del presidente della Regione. “Restiamo coerenti – spiega Pogliese – con il risultato dell’urne. Resteremo dunque all’opposizione. Non cediamo a nessuna operazione neocentrista”.
Anche Raffaele Stancanelli, alla sua prima uscita ufficiale dopo il voto amministrativo di giugno, si sente nell’obbligo di avanzare delle “precisazioni”: “Noi siamo stati sempre dalla stessa parte. Continuiamo a guardare alla politica con la stessa passione di quando eravamo bambini. Sia chiaro, con il processo in corso non si torna in Forza Italia, ma è il Pdl che si sta evolve in essa. Per noi continua quella buona battaglia fatta di valori”. Per Marco Falcone il nodo da sciogliere ha una soluzione meno imbarazzata: “Scegliamo Forza Italia perché crediamo nelle istituzioni e perché siamo storicamente alternativi alla sinistra”.
Si aggrappa alle vicende politiche romane il probabile prossimo candidato a sindaco per il centrodestra ad Acireale, Basilio Catanoso: “Diciamola tutta, l’esperienza del governo Letta ha impantanato il Pdl. Qualcuno voleva trascinarci nelle secche del centro. Una deriva impossibile da sostenere. Le nostre strade si sono dunque divise. Lo dico da uomo di destra orgoglioso della sua storia – sottolinea Catanoso – il centrodestra ancora oggi si chiama Berlusconi, Alfano se ne faccia una regione”.
Non deve invece giustificarsi con nessuno il senatore Vincenzo Gibiino, berlusconiano della prima ora che nel suono contesto catanese, però, sembra quasi un pesce fuor d’acqua: “Forza Italia è stato il primo partito italiano a parlare di libertà. C’è ancora bisogno di quello spirito sia a livello individuale che economico. Questa è la nostra ricetta”.