CATANIA – Buona la prima. Se lo scopo di “One Concert on Porta Uzeda” era quello quello di suscitare delle suggestione pregne di suoni e visioni, l’obiettivo è stato raggiunto al 100%. Le vette della terrazza del Museo Diocesano c’erano; il sound ricercatissimo del trio jazz America Vintage dei Cusa’s Beach Bous pure. Un mix, insomma, che non ammette obiezioni. Altezza per altezza dunque. Ma anche una sfida. Quella cioè di programmare una nuova Stagione Concertistica di alto livello, e ad alta quota, puntando, essenzialmente, sulle adesioni di partner privati capaci di vedere attraverso la musica una promozione sociale e reale.
Un evento che ha avuto “l’ambizione” massima di fondere le arti strappandone i confini concettuali. Musica e architettura, gli angoli dello stesso mondo onirico: quello dell’arte. Una fusione che si è concentreta in 45 minuti di jazz attorniati dalla maestosità dei tetti catanesi visti dalle terrazze più suggestive di Catania, quelle del Museo Diocesano.
Alle percussioni Francesco Cusa, alla chitarra Marco Cappellani e al basso Luca Lo Bianco: questi i punti di ancoraggio di un concerto che ha aperto ad una nuova visione dell’enterteinment: la cultura vista nella grande accezione della libertà espressiva. Al calar del sole, tra le pennellate scarlatte di madre natura sul cielo, il jazz è diventato la colonna sonora del tramonto catanese del 30 giugno 2013. Una fusione. One, appunto.