CATANIA – La quiete dopo la tempesta? Il verso di Leopardi questa volta in casa Pd non funziona, anzi. Questa mattina, infatti, il temporale scatenato ieri nel corso del direttivo si è trasformato in un alluvione dove molti cercano di emergere con il proprio salvagente. Gli speroni, però, sono ben affillati e si fa a gara per far affondare la nave di ognuno.
Così, mentre Luca Spataro con Saro Condorelli, spiegavano le ragioni della loro rinuncia (un po’, forse, forzata) in un’affollata conferenza stampa: Enzo Bianco, candidato a sindaco di Catania, sparava mitragliate sul suo profilo facebook all’indirizzo del deputato Giuseppe Berretta: “Mi chiedo – scrive il senatore uscente – se l’ on. Berretta é deputato del Pd. Se é a conoscenza degli impegni parlamentari che lo assorbiranno nei prossimi tre mesi. Se é “democratico” – continua il post – pensare di poter fare tutto lui, pur essendo noto quali sono il suo radicamento e le sue possibiltá di successo. Quale sia il rispetto verso un Partito, militanti, iscritti, dirigenti, che con l’80% gli dice garbatamente che il Pd deve avere un candidato. E che le scelte ulteriori le faremo con i nostri alleati. Per vincere e governare. E per far rialzare Catania”. Per le conclusioni Bianco si lascia andare una “raffinata” dialettica: ” Non per soddisfare le pretese – conclude Bianco – di un rampante pigliatutto…”
Il deputato sceglie, invece, per la risposta le vie istituzionali, e fa arrivare alle redazioni una nota stampa dalla sua portavoce: “Io pongo – scrive- questioni politiche, dalla scelta a mio avviso suicida di non fare le primarie a Catania alla necessità di rinnovamento, cambiamento e coinvolgimento dei cittadini. Enzo Bianco preferisce rispondere con insulti gratuiti. Evidentemente – tuona Berretta – vorrebbe la rissa, ma non la avrà. Noi continuiamo a fare politica con la serenità e la fermezza che ci contraddistingue”.
Insomma, il Pd è in pieno “far west” mediatico.
