CALTAGIRONE – Con un comunicato stampa l’amministrazione comunale pone fine alla questione lunga e non priva di colpi di scena legata allo stato dei conti del comune di Caltagirone. Dalle elezioni di Maggio scorso la nuova giunta eletta, ha da subito posto l’accento sulle condizioni di salute delle casse comunali, sul filo del dissesto, come quasi tutti gli enti pubblici in Italia. Ad aggravare la situazione, un eccesso di crediti ritenuti inesigibili ma messi in bilancio per pareggiare i conti. Il disavanzo stimato è di oltre 21 milioni di euro somma, ritenuta dalla giunta guidata dal Sindaco Bonanno, impossibile da ripianare con un piano di rientro decennale. Arriva a conclusione, il lavoro protrattosi per oltre 6 mesi e che ha visto fra l’altro anche le dimissioni del segretario generale dell’ente, la dott.ssa Concetta Di Dio.
I troppi debiti maturati nei confronti dei fornitori e numerosissimi decreti ingiuntivi ricevuti da Palazzo dell’Aquila non avrebbero consentito agli uffici di stilare un bilancio che potesse evitare il dissesto. A giugno sul tavolo della Giunta era stato presentato però un bilancio con 2 milioni di attivo. Somma smentita in pochi giorni dallo stesso esecutivo che seguendo le direttive indicate dalla corte dei conti ha chiesto agli uffici di apporre i dovuti correttivi e ripresentare una bozza di bilancio. Ultimati i lavori di verifica i numeri venivano smentiti e il dato positivo si ribaltava vertiginosamente verso il segno meno. Lo studio dell’ipotesi caldeggiata dalle opposizioni e cioè di adottare un piano di risanamento in 10 anni così come previsto dal cosìddetto “Decreto Salva Comuni”, pur tenuta in considerazione dalla giunta Bonanno, non avrebbe dato sufficienti garanzie di stabilità all’ente che pur adottando questa ipotesi non sarebbe comunque riuscito a coprire le spese ordinarie.
A pochi giorni dalla conferenza stampa in cui le opposizioni ribadivano la possibilità di evitare il dissesto, arriva oggi la risposta della giunta motivata così dal Sindaco Bonanno: “ l’ente non risulta in grado di far fronte ai propri impegni con le modalità di cui gli articoli 193 e 194 del decreto legislativo 267/2000 e non può garantire l’assolvimento delle funzioni e dei servizi indispensabili. La gravissima situazione economico – finanziaria in cui versa l’ente non consente di presentare un piano di riequilibrio pluriennale che riesca a superare le condizioni di squilibrio rilevate. Vanno altresì considerati i rilievi della Corte dei Conti al rendiconto 2010, riguardanti soprattutto gli squilibri strutturali in grado di provocare il dissesto finanziario e l’impossibilità di adottare misure correttive utili a eliminare nel breve periodo tutte le anomalie riscontrate. La nostra è una scelta dolorosa ma obbligata.
Abbiamo tentato si elaborare un piano di risanamento, che pure avrebbe comportato notevoli sacrifici per i cittadini, in 10 anni, valutando pure l’ipotesi di un abbattimento delle spese del 30% e, in alcuni casi, persino del loro azzeramento, ma nonostante ciò non si riusciva a coprire il disavanzo. Purtroppo bisogna prendere atto della reale situazione, che vede il Comune nell’impossibilità di fare fronte alle spese correnti e di onorare appieno i costi per i servizi essenziali come spazzatura ed energia elettrica, vale a dire i casi indicati dalla legge per la dichiarazione di dissesto”. La delibera di giunta adesso passerà alla commissione di riferimento e dopo i lavori di commissione sarà portata in consiglio e messo ai voti. Sarà una notte dai lunghi coltelli quella che si profila stasera in consiglio che però non tratterà quest’ argomento. L’opposizione appresa la notizia, prepara le barricate mentre una parte della maggioranza, che fa riferimento all’Mpa pare voglia mettere sul tavolo delle trattative l’ipotesi di un rimpasto di giunta prima di decidere sul voto in consiglio. Da parte di alcuni esponenti della maggioranza in consiglio, non sono mancate in questi giorni, prese di posizione che stigmatizzavano lo stato di immobilismo dell’attuale giunta e la lentezza nel dipanare la complessa matassa del bilancio.