CATANIA – Tempo di Bilancio di previsione 2013 per la Camera di Commercio etnea. Fausto Piazza, commissario straordinario dell’ente, ha adottato la delibera di approvazione del preventivo per il nuovo anno. Un totale di proventi che si attesta a 22 milioni 909 mila e 60 euro. Le entrate più cospicue si registrano alla voce “Diritto annuo camerale”, vale a dire le somme versate dalle imprese (ammontano a quasi 19 milioni di euro), e a quella relativa ai diritti di segreteria pagati dagli utenti per i servizi richiesti alla Camera di Commercio (3milioni e 285 mila euro). Un ente che, nonostante la spending review, si confema solido e senza debiti fuori bilancio.
“Siamo riusciti con oculatezza – afferma Alfio Pagliaro, segretario generale della Camera di Commercio – a stanziare un milione e 800 mila euro per le imprese, un dato significativo se pensiamo che lo scorso anno sono stati stanziati un milione e 100 mila euro. Incrementare di 700 mila euro la voce, con un 40% in più, non è cosa da poco in un periodo di profonda crisi. Non ci limiteremo alla partecipazione a fiere e a mostre nazionali e internazionali o all’organizzazione di missioni commerciali, proveremo anche ad incrementare il budget a favore dei consorzi fidi per facilitare l’accesso al credito delle imprese. È un momento difficile per le nostre aziende, quindi ritengo sia un messaggio positivo dare la possibilità agli imprenditori di imboccare vie che facilitino le loro attività”.
Un occhio di riguardo, poi, ai giovani che si affacciano al mondo dell’imprenditoria con uno sguardo nuovo e innovativo. “Desideriamo – continua Pagliaro – destinare una parte dello stanziamento all’avvio delle cosiddette imprese “innovative”, puntando a quelle giovani in grado di attuare un‘azione di modernizzazione sulla filiera produttiva”. E sulla spending review, conclude il segretario generale: “è una norma dello Stato, come tale bisogna accettarla adeguandosi. Quest’anno abbiamo versato alle casse statali una somma pari a 400mila euro, ricchezza prodotta dalle imprese catanesi. Avrei preferito che quanto meno alcune parti risparmiate fossero state redistribuite alle aziende stesse”.