PALERMO. “Sono qui, mi avete lasciato solo”. Beppe Spampinato si sfoga al telefono. Lo ripete a più interlocutori. In maniera molto educata, anche al presidente della Regione Lombardo che lo raggiunge al cellulare per sapere se la notte successiva alla giunta di governo ha convinto l’assessore al Lavoro a fare un passo indietro. Come ha chiesto il candidato alla Presidenza della Regione Rosario Crocetta. E come avrebbe chiesto anche l’Api. Fatto smentito dallo stesso Spampinato: “Mi dimetterei prima che qualcuno me lo chiedesse”. Quindi non si dimette. Almeno per il momento. E, a guardarlo così, viene da pensare a cosa servano queste dimissioni. L’assessore infatti è assediato. Gessato scuro, cravatta blu, un po’ scapigliato riesce persino a parlare con tre telefoni contemporaneamente. Due orecchie, un “vivavoce” e le questioni che si ingarbugliano. I Forestali, i precari degli Enti locali, la Formazione professionale. Voci che rimbalzano tra i porticati di Palazzo dei Normanni. E a molti degli interlocutori, la stessa frase: “Oggi ero solo, mi avete lasciato solo”.
Era solo, in effetti, Beppe Spampinato. A sorbirsi, tra gli scranni della giunta di governo, gli interventi pre-elettorali dei deputati che improvvisamente scoprivano la necessità di risolvere i problemi di questa o di quella sacca del precariato. E che agli sgoccioli della legislatura avevano verificato l’importanza di incontrare comitati, sindacati, rappresentanti, lavoratori. Figure che piovono, differenti e multiformi, sul capo dell’assessoree al Lavoro. Che incassa. Replica. Spiega. Da solo.
Già, il governo non c’è. Lo hanno lasciato solo a Sala d’Ercole. Ma lui quel governo, al momento, non vuole lasciarlo. Dice che l’Api, il suo partito, non ha ancora “reso ufficiale il sostegno a Rosario Crocetta. Che, per carità – precisa Spampinato – rappresenta per noi il miglior candidato possibile. Anzi, è stato proprio l’Api a indicarlo per primo”.
Ma la “formalizzazione” di quel sostegno ancora non c’è. Forse arriverà oggi. “C’è un coordinamento regionale del partito – spiega Spampinato – e magari lì si prenderà qualche decisione. Poi è previsto un esecutivo alla presenza del presidente Rutelli. Vedremo”.
Intanto, al cellulare chiama l”altro” presidente. Raffaele Lombardo chiede notizie. “Io già un mese fa – racconta Spampinato – ho dato la mia disponibilità a fare un passo indietro in qualsiasi momento. Una disponibilità che avevo comunicato sia a Lombardo che a Rutelli”.
Un riferimento ai “due presidenti”, non casuale. “Rutelli – precisa Spampinato – ha detto apertamente di condividere gran parte dell’attività del governo Lombardo. E aveva considerato illogici, inutili, i veti all’area, diciamo così, lombardiana”. Già, perché di “lombardiano” adesso resterebbe poco: “Il presidente si è dimesso. Ha detto che non farà politica. Il partito ha cambiato pure nome. Cosa avrebbe dovuto fare di più?”, si chiede Spampinato. Che, anzi, in un certo senso rilancia: “Il nostro partito – spiega – deve invece rappresentare la ‘cerniera’ tra questa esperienza di governo e la candidatura di Crocetta”.
Ma Crocetta, almeno pubblicamente, di cerniere non vuol sentir parlare. Lui vuole la “discontinuità” col passato governo. “Se il partito deciderà in questo senso, e considererà opportuna la mia uscita dal governo – assicura Spampinato – non avrò alcun problema a farlo”. Intanto, però, diversi deputati ed esponenti politici sembra vogliano dissuaderlo. “In tanti mi dicono – rivela Spampinato – che se io abbandonassi, non ci sarebbe più un interlocutore per le tante questioni ancora sul tappeto”. In quel momento, nuova telefonata. I Forestali, la Formazione, i precari dei Comuni che intanto assediano pacificamente l’Assemblea regionale, assiepati sul piazzale antistante Palazzo dei Normanni. Dentro il Palazzo, invece, l’assessore risponde al cellulare e garbatamente protesta: “Non è venuto nessuno. Sono rimasto solo”.