Rinviata a domani alle 15:30 negli uffici della presidenza della Regione la riunione che dovrebbe chiudere la vicenda delle partecipate Multiservizi, Biosphera e Beni Culturali spa. Dopo un lungo pomeriggio d’attesa presso l’ufficio provinciale del lavoro, i rappresentanti sindacali, riuniti in attesa della dirigenza della nuova società consortile Sas che dovrebbe assorbire i 2.300 lavoratori delle due aziende in liquidazione, sono stati avvertiti che l’incontro sarebbe stato annullato. Motivo dell’annullamento l’attesa di un ennesimo parere legale richiesto dall’assessore all’Economia Gaetano Armao.
L’annullamento, in un primo tempo ha lasciato basiti i sindacati, che, accusato il colpo, si sono scatenati in aspre critiche sulla poca serietà della nuova dirigenza e sull’ennesimo tentennamento dell’assessorato all’Economia. “Una volta si giocava al piccolo chimico; oggi, invece, dirigenti e politici si divertono a giocare al piccolo giurista – afferma Mimma Calabrò segretario generale della Fisascat Cisl – Si va avanti di pareri in pareri, quando la proroga dei contratti dei lavoratori scade fra una settimana. Spero che domani si chiuda definitivamente questa storia che non fa altro che creare tensioni e possibili guerre fra poveri. Ma soprattutto non possiamo permettere che i lavoratori diventino merce di scambio per beghe elettorali”.
Dello stesso parere Franco Campagna, coordinatore regionale della Cgil funzione pubblica: “Rimandare ancora è da irresponsabili, mi auguro davvero che questa storia si concluda al più presto. Si sta delineando un contesto da campagna elettorale che rende tutto troppo complicato e sospetto. E chi ne fa le spese sono sempre i lavoratori”.
Michele D’Amico, Cobas/Codir, è il più critico: “Non è più tempo di giocare. Né i politici né i sindacati si devono permettere di strumentalizzare la vicenda. Il 31 luglio è alle porte, e non solo scadrà la proroga dei contratti, e quindi i lavoratori si ritroverebbero per strada, ma anche il presidente Lombardo si dimetterà. Chi non permetterà che questa partita venga chiusa se ne dovrà assumere tutte le responsabilità del caso. Compreso chi ricopre ruoli politici e dirigenziali cruciali “.
La delibera di giunta che ha, di fatto, sbloccato la vicenda della fusione di Multiservizi e Bioshpera in Beni culturali spa, per far nascere la mega-società “Servizi ausiliari Sicilia” prevederebbe il pagamento sei mesi di stipendio. Un risarcimento, per gli ex interinali ai quali è stato riconosciuto dai tribunali il diritto all’assunzione. O per coloro i quali i giudici potranno decidere presto nella stessa direzione.
Sei mesi di risarcimento. Si tratterà solo di una proposta, però. È questa infatti l’ipotesi prevista dall’accordo tra sindacati e governo regionale, sfociato poi nella delibera di giunta, nella quale di prevede appunto, per “i contenziosi in atto esistenti tra le società dismesse con particolare riguardo alle controversie di lavoro per la declaratoria di nullità e/o irregolarità di contratti di somministrazione promossi nei confronti di Multiservizi spa dovranno essere definiti dal liquidatore anche mediante ricorso ove l’esito del giudizio dovesse essere negativo, a proposte transattive che prevedano la corresponsione di un’indennità risarcitoria omnicomprensiva fino a sei mensilità”.
Insomma, agli ex interinali già in possesso di una sentenza dei tribunali che riconosce il diritto all’assunzione (circa una ventina) verrà proposta dal commissario liquidatore di Multiservizi una transazione: sei mesi di stipendio. Poi, si vedrà. E lo stesso verrà offerto agli altri possibili vincitori del ricorso. I contenziosi in atto, infatti, sono altri 140 circa. Una ventina andrà a sentenza già la prossima settimana. Altri settanta avrebbero avanzato alle società una specie di “disponibilità al lavoro”: una sorta di ricorso extragiudiziale. Ma al momento, il mandato per i liquidatori è quello: in caso di sentenze che riconoscano il diritto all’assunzione, ecco la transazione col pagamento di sei mensilità.
Si sarebbe dovuto discutere anche di questo, oggi, in due riunioni fissate all’Ufficio provinciale del Lavoro. Alle 15,30 sarebbe stato il turno dei lavoratori di Multiservizi. A seguire, di quelli di Biosphera. E la vicenda degli ex interinali, secondo Pietro La Torre della Uiltucs potrebbe finire per innescare un “contenzioso bestiale. Quale lavoratore – spiega la Torre – di fronte a una sentenza che gli riconosce il diritto all’assunzione accetterebbe una transazione che gli riconosca solo sei mesi di stipendio?”.
Ma la riunione di domani sarà anche l’occasione per formalizzare l’accordo sui cosiddetti lavoratori “storici”. I circa 2.300 dipendenti che confluiranno nella Sas, transiteranno dopo un brevissimo passaggio in “mobilità” nella nuova società, mantenendo l’anzianità di servizio. “Un risultato – spiega Michele D’Amico dei Cobas/Codir – del quale siamo molto soddisfatti, insieme al mantenimento dei livelli salariali e alla scomparsa dei superminimi”. Argomento, quest’ultimo, che non vede molto d’accordo la Ulitucs. “Io penso – dice La Torre – che invece di brindare al successo, oggi dovremmo usare un po’ di cautela. Siamo sempre stati contrari all’utilizzo della legge 223 (che prevede il ricorso alla mobilità dei lavoratori, ndr), perché anche sulla scorta di un parere legale di oltre un anno fa, sarebbe stata più logica la fusione per incorporazione o il trasferimento dei lavoratori. Anche sui superminimi – ha aggiunto – si è creato un mostro che non esiste: in molti casi quelle somme erano state attribuite al posto di un avanzamento del livello di inquadramento dei lavoratori”.
Insomma, i nodi da sciogliere, nonostante la soluzione sembri vicina dopo l’approvazione della proroga delle convenzioni al 31 luglio e la nascita effettiva della Sas, sono ancora molti. Senza considerare i possibili effetti del decreto Monti sulla spending review. Un provvedimento che pende come una spada sul capo delle società partecipate: se verrà recepito interamente dalla Regione siciliana, infatti, queste società dovranno essere vendute entro il giugno del 2013, o eventualmente liquidate entro la fine di quell’anno. La Sas per come è stata pensata, quindi, potrebbe vivere appena un anno.