L’Udc di Gianpiero D’Alia s’è mossa su una linea di coerenza coriacea. Sin dall’inizio, quando il Terzo polo ha benedetto la candidatura del filosofo combattente Costa, l’Udc ha cantato fuori dal coro, predicando pace e ripetendo come un karma la parola d’ordine: “inclusiva”. Quella di Costa doveva essere una candidatura “inclusiva”, ossia aperta al Pdl, del quale Fini e Lombardo chiedevano il sangue. Alla fine D’Alia l’ha spuntata, includendo, sì, Alfano e i suoi, ma di fatto escludendo gli amici del Terzo polo. Voilà. Restava aperta la grana del Pid, gli ex amici di D’Alia, che da paladino dell’inclusività ha voluto subito mettere le cose in chiaro: quelli del Pid non li vogliamo. E così fu.
La carrellata di promesse elettorali non mantenute, prima ancora del voto continua con l'Udc. Buona lettura
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