Il presidente della Regione Raffaele Lombardo ha deciso di scendere in prima persona sul polveroso terreno del bilancio regionale. Con calma, per forza di cose. Visto che l’Ars “riaprirà” le porte solo dopo Pasqua. Ma il governatore ha scelto di seguire da vicino i lavori sui documenti contabili, “congelati” in attesa di una trattativa tra la Regione e il governo nazionale.
Una trattativa, però, che dovrà dirimere nodi assai stretti, e che dovrà servire a portare nelle casse regionali nuovi introiti. Intanto, come detto, Lombardo sarà presente il prossimo 11 aprile in commissione Bilancio dell’Ars.
La presenza del Presidente, servirà anche per verificare la fondatezza di alcuni dubbi che sarebbero stati sollevati, in via informale, dal Commissario dello Stato. In particolare, sono tre i nodi cruciali sui quali il commissario ha chiesto chiarezza: 120 milioni di entrare previste nel bilancio, i 480 milioni della manovra finanziaria e gli 800 milioni che l’assessore all’economia Gaetano Armao ha previsto di investire per progetti di micro-fotovoltaico mettendo a garanzia il patrimonio immobiliare della Regione siciliana. Si tratta quindi per il governo, se manterrà queste poste, di fornire maggiori certezze su un totale di 1,4 miliardi di euro.
Ma la presenza di Lombardo in Commissione, secondo molti, può anche avere una valenza politica. Il governatore, infatti, durante un giro di consultazioni tra esponenti della maggioranza e dell’opposizione, avrebbe manifestato qualche perplessità sul lavoro fatto da Armao che durante l’esame dei documenti ha cambiato più volte la versione del maxiemendamento mai depositato in commissione Bilancio, suscitando malumori sia in parte della maggioranza sia nell’opposizione che, dopo la proroga dell’esercizio provvisorio, ha chiesto le sue dimissioni.
E l’opposizione, infatti, non le ha mandate a dire: “Tra malcostume, incapacità e malafede nella gestione dei ruoli – ha detto il capogruppo del Pdl all’Ars Innocenzo Leontini – si aggravano i mali di un’Isola in cui il governo dei cosiddetti tecnici è servito soltanto a rendere irreversibili i danni e inesistenti i margini appunti tecnici ma anche politici di recupero. E pure le sentenze della Corte Costituzionale diventano strumenti per contraffare, con imbonimenti da azzeccagarbugli, la verità dei fatti che è quella violentemente imposta dall’esito finale: il nulla”.
E qualche dubbio sulla portata di quelle sentenze, che riconoscerebbero alla Sicilia il diritto di esigere parte delle “proprie” imposte, fin qui pretese dallo Stato, oggi, viene manifestato sottovoce da alcuni rappresentanti sindacali, che sembrerebbero avallare quanto detto in maniera assai decisa in Aula pochi giorni fa da un altro deputato del Pdl, Fabio Mancuso: “Vorrei – ha affondato sabato – che quanto dico venga messo a verbale: dai colloqui col governo nazionale, la Sicilia non otterrà un euro”.
Per il vicepresidente della commissione bilancio Nino D’Asero, invece, bisogna che la Finanziaria si poggi su tre pilastri: “Il controllo dell’emergenza, la possibilità di assicurare la continuità amministrativa e la necessità di pensare a interventi per lo sviluppo”.
Insomma, la palla passa all’assessore Armao. “Se c’è una possibilità di ottenere nuove entrate – lo aveva incoraggiato il capogruppo del Pd all’Ars Antonello Cracolici – perché non dobbiamo provarci?”. E già questa settimana, in effetti, erano in programma i primi incontri tra Stato e Regione. Venti giorni, non di più, a disposizione dell’assessore all’Economia per smentire l’opposizione e per “convincere” il governatore.