Questo Palermo – con i suoi limiti di rosa, riconosciuti dallo stesso Mangia – torna da Roma ridimensionato. Al cospetto di una squadra pasticciona, confusa in difesa: un cantiere aperto, sgangherato per buona parte della gara, non è riuscito a fare nemmeno un gol. Non ha segnato il Palermo, nonostante gli spazi immensi lasciati a disposizione dal suicidio tattico di Luis Enrique: tre punte che tornano poco, un centrocampo a tre con un interditore e mezzo, sicché l’onore della resistenza si è spostato sulle spalle del trio Burdisso-Juan-Stekelenburg.
Eppure il Palermo non ha dominato e non ha tradotto le occasioni in gol. Si è accontentato di agire di rimessa, utilizzando le praterie regalate dalla scelleratezza giallorossa. Insomma, i rosa non hanno saputo assomigliare al Siena o al Cagliari che all’Olimpico andarono a nozze. Oltretutto, mister Mangia comincia a non azzeccarne una. Dopo la sciagurata prestazione di Milano, altre scelte cervellotiche come l’esclusione di Miccoli che avrebbe avuto ben altro impatto, dal primo minuto. Il risultato è lampante: da San Siro e dall’Olimpico nessun salto di qualità e zero punti. Mancano parecchie cosette, soprattutto un regista vero. Il sogno traballa.