Natale Spinnato ha commesso l’unica colpa imperdonabile nella città degli ipocriti. Ha raccontato la verità, la pillola amara, la disgustosa semplicità degli affari locali. Ha detto che lì fuori c’è una giungla e che l’inerme cittadino (“Non si può pretendere l’eroismo dall’inerme cittadino”) deve adattarsi a convivere con le fauci spalancate di belve feroci. E’ un pugno nello stomaco. E’ uno schiaffo in viso alla gente onestà. E’ anche la realtà, il dato da cui ripartire, con lo spirito umile e coraggioso di chi vuole cambiare sul serio.
Ma, Palermo, la capitale morale dell’ipocrisia, avverte davvero il bisogno di mutare strada con una svolta repentina e irriducibile rispetto alla sua melmosa tradizione?
Noi – scusate il disfattismo, in mezzo a tanti corifei della vittoria immancabile del bene sul male – abbiamo l’impressione di no. Non si ama il cambiamento, perché è costoso assai. Si persegue un ibrido che gli rassomigli, lasciando intatte le malfamate consuetudini di una comunità disgregata che si abbevera alle fonti dell’apparenza. Pensate che meravigliosa scorciatoia per accontentare la capra della legalità e i cavoli del malaffare. Simulare una palingenesi che non c’è mai stata e trafficare nel solito modo: ecco la soluzione adatta al crocevia dei tempi…
Eppure ci sono anime normalmente sante e divinamente quotidiane che attraversano la nostra valle di lacrime con la fiaccola accesa della speranza. Non è il fuoco fatuo della declamazione, è la fiammella dell’opera portata avanti, tessuta con la pazienza del minuto. Sono gli angeli silenziosi che sorvegliano e custodiscono il bene più prezioso, la fiducia del domani.
Quasi tutti gli altri si sono precipitosamente sforzati di abbracciare una rapida conversione, con l’omaggio esteriore al dio della giustizia e dell’antimafia. C’è chi sta al riparo e conta il suo oro guadagnato non si sa come. C’è chi ha approfittato del nuovo costume di scena per far dimenticare trascorsi non proprio commendevoli. La legalità è spesso una parodia, un prodotto cosmetico in vendita per lineamenti bisognosi di cerone. Le anime coraggiose restano isolate, marcate dai risolini dei professionisti dell’Armiamoci e partite. Di quelli che bruciano incenso in pubblico e in privato dileggiano “i pazzi” che mostrano il petto in fuori.
Nella retorica generale, Natale Spinnato – di cui non conosciamo eventuali pecche trascorse, ma solo il peccato in corso – ha rischiato con l’imprudenza della scabra verità. E’ colpevole, Vostro Onore.