di ACQUADICIELO Il momento topico della partita, ai miei occhi, non è stato il paratone di Andujar sul tiro di Miccoli o il gol annullato al Catania.
Il momento cruciale, quello che toglie un velo alle presunte verità ammantate di chiacchere, è stato quello della sostituzione di Pastore con Hernandez. quando un ragazzo di 20, ricco di potenziale talento e messo troppo presto ad arrostire sulla brace dei risultati e delle critiche come se fosse già il novello Maradona, è stato fischiato da tutto lo stadio che attendeva con ansia l’ingresso del salvatore della patria.
Ma ecco che al posto di un ragazzo di 20 anni, il popolo rosanero ha affidato tutte le sue speranze ad un altro ragazzino di 19 anni che ha fatto furore, l’anno appena trascorso, con la primavera campione d’Italia.
Questa è la fotografia della situazione attuale del Palermo che dopo il calcio mercato estivo è andato assai indietro rispetto a tutte le sue presunte concorrenti.
Poi possiamo discutere quanto vogliamo sugli aspetti tattici della partita: c’è chi la vede in un modo e chi in un altro, chi è un sostenitore del rombo, chi del triangolo isoscele e chi del parallelepipedo, chi pensa che Zenga sia colpevole di tutto ciò che è successo dal peccato originale in poi e che la sua cacciata possa trasformare questa squadra come fece la maghetta di Cenerentola, cambiando una zucca in una splendida carrozza con un colpo di bacchetta magica.
Attenzione! Questa squadra ovviamente non è una zucca ma neanche una fuoriserie, e Zenga ha commesso degli errori e forse non ha più il polso della situazione. Ciò che io però non riesco ad accettare e a digerire è questa specie di nemesi storica che si ripete ogni anno in cui da una parte della contesa ci stanno il pubblico e il presidente e dall’altra ci sta l’allenatore, chiunque esso sia.
Parlare della partita mi sembra in questo momento un esercizio superfluo, per non dire una perdita di tempo, basta solo accennare al fatto che i rosa hanno disputato un primo tempo discreto, in cui meritavano il raddoppio, e una ripresa inguardabile in cui i catanesi correvano il doppio e arrivavano sempre per primi sulla seconda palla impedendo ai nostri di realizzare una percussione incisiva e anche di alzare i ritmi. Il pareggio alla fine è quindi il risultato giusto.
Pensando al futuro, credo che Zenga ormai abbia i minuti contati perchè il facile bersaglio è ormai pronto ad essere esposto al fuoco incrociato da parte di stampa, pubblico e società.
Personalmente in questa vicenda ho tanti dubbi e un’ unica certezza. I dubbi riguardano il fatto che, onestamente, non so che cosa avrebbero fatto Guidolin, o Del Neri, o Papadopulo, o Colantuono, o Zenga con una squadra costruita pazientemente ogni anno secondo i desiderata dell’allenatore di turno e adeguatamente rimpolpata con giocatori di spessore come dovrebbe fare una società che punta seriamente a migliorarsi.
La certezza, che in un certo senso è diretta conseguenza dei dubbi, sta nel fatto che chiunque verrà sulla panchina rosanero, sia esso un genio o un routinier o un altro tecnico di belle speranze, da qui a un anno ( e forse anche prima) ci troveremo qui a fare gli stessi discorsi. Sotto a chi tocca.