Igor Petyx è un fotografo, né più, né meno. E ci ha fatto un regalo. Ha scritto su Facebook: “Ogni giorno, dall’arrivo del virus in Sicilia, la mia missione quotidiana è stata quella di raccontare il più possibile. Quando è arrivato il lockdown, ho provato a sostituirmi al vostro sguardo e a diventare i vostri occhi, cercando di non tralasciare nulla. Dal silenzio assordante della città deserta ai vostri sorrisi ai balconi, dalla forza dell’inno urlato in pigiama allo sconforto in fila al supermercato. Tra gli angeli del Covid hospital e le mani solidali di chi non si è fermato. Poi i barlumi della ripresa, con gli occhi pieni di paura ma i cuori colmi di speranza. E la nuova fase della vita che riprende con nuove abitudini”.
Immagini rubate alla vita e messe a disposizione – questo fa il fotografo, ruba alla vita per restituirci la stessa vita raddoppiata in ricchezza – che galleggiano, che forse diventeranno una mostra. Igor, interpellato sul punto risponde con un ‘boh’. Un fotografo fotografa, non si occupa del resto. Igor è figlio di Gigi – non è possibile chiamarlo maestro, anche se lo è, perché si metterebbe a ridere – che gli ha insegnato il mestiere. Da bravo figlio, all’arte che ha imparato ha aggiunto qualcosa da insegnare.
Lo si nota benissimo nei suoi scatti del Coronavirus che proponiamo. Ritraggono paesaggi e volti che abbiamo visto, come se non li avessimo visti mai. Prendere i giorni di tutti e mostrarli da una angolazione che li rende immortali. Anche questo fanno i (bravi) fotografi. Come se niente fosse.