CATANIA – Il libro mastro delle elezioni. I carabinieri lo hanno trovato in una casa di Riposto nel 2018 dove le telecamere avevano più volte immortalato Alessandro Andò, meglio conosciuto come Ale o Sandro. Il nipote di Pippo ‘u cinisi è finito ieri, insieme allo zio, in manette nel blitz Jungo che ha duramente colpito gli assetti dei Santapaola-Ercolano. Perché ieri i militari non hanno solo fatto scattare le manette ai gestori della piazza di spaccio più redditizia di Giarre del clan Brunetto, creata proprio nel quartiere Jungo (da qui il nome dell’operazione, ndr), ma hanno portato in carcere uno dei boss più carismatici di Cosa nostra che era a piede libero. E cioè Carmelo Salemi, pezzo grosso del gruppo di Picanello che storicamente possiede una certa autonomia ed è collegata agli affari della cellula acese.
Torniamo ai “pizzini” elettorali. I carabinieri, durante la perquisizione, hanno rinvenuto una consistente mole di documenti e appunti. Per la maggior parte fogli inerenti “la contabilità dello spaccio”. Nell’ordinanza della gip Giuseppina Montuori c’è una perfetta descrizione: “composti da un gran numero di bigliettini e fogli più grandi nei quali erano riportati nomi e cifre manoscritti (581 foglietti di carta riportanti nomi, cifre, date e sigle varie — 1 quadernone a quadri contenente sigle e numeri – 1 taccuino riportante numeri, nomi e cifre in euro e indicazione di somme di denaro ricevute)”. Mentre i carabinieri hanno catalogato il materiale sequestrato hanno notato alcuni documenti di “particolare interesse investigativo”. È stato trovato una sorta di archivio che potrebbe essere servito per monitorare le preferenze in alcune consultazioni elettorale. Su alcuni fogli è stato trascritto “l’elenco di seggi elettorali, affiancati ai nomi di alcuni dei residenti del quartiere popolare Jungo, fra cui anche alcuni pusher, a dimostrazione verosimile del fatto che l’organizzazione criminale ha proceduto ad una sorta di schedatura dei votanti del quartiere per controllare il voto nelle sezioni dislocate nel rione”.
Ed è quasi certamente da questo ritrovamento che nel capo d’imputazione riferente al reato di associazione mafiosa è scritto che il clan Brunetto avrebbe agito “per impedire o ostacolare il libero esercizio del voto e per procurare, infine, voti ad altri, in occasione di consultazioni elettorali”.
Come sono arrivati i carabinieri a quell’indirizzo di Riposto? Da un mazzo di chiavi. Ale Andò il 23 febbraio 2018, nel pieno dell’attività d’indagine, è stato arrestato per droga. Il nipote del capo-piazza è stato pizzicato mentre portava a casa di Antonio Salanitri, che vive proprio nel quartiere Jungo, 135 gramma di cocaina. Una volta che è scattata la perquisizione i carabinieri sono finiti nell’appartamento dove in mezzo a stupefacenti, armi e contanti è stata trovata la mappa dei voti.