Il permesso premio e l'incontro| Patto fra Lo Piccolo e Caporrimo - Live Sicilia

Il permesso premio e l’incontro| Patto fra Lo Piccolo e Caporrimo

I due boss si sono scambiati il testimone in un incontro segreto
MAFIA, IL RETROSCENA
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PALERMO – Si sono incontrati per il passaggio del testimone. Un faccia a faccia fra Giulio Caporrimo e Calogero Lo Piccolo organizzato nel maggio 2017. Gli esiti e gli effetti di quell’incontro non sono ancora noti.

Il blitz di oggi, infatti, racconta cosa avvenne fra febbraio e settembre 2017. Ma è ad una stagione più recente che si deve guardare per scoprire cosa bolle nella pentola di Cosa Nostra. In particolare al periodo compreso fra maggio 2019 e ieri. Dopo i sette mesi di libertà del 2017, Caporrimo è tornato in cella. L’anno scorso, la nuova scarcerazione.

La nuova cupola

Calogero Lo Piccolo è al 41 bis dal dicembre di due anni fa. Ha fatto in tempo a partecipare alla riunione della nuova cupola di Cosa Nostra, convocata nel maggio 2018 in una palazzina a Baida. In quel contesto ha rappresentato il mandamento di Tommaso Natale, di cui il padre, Salvatore Lo Piccolo, è stato il capo indiscusso.

Grandi alleanze

Per sette mesi nel 2017 e un anno intero a cavallo fra il 2019 e il 2020 Giulio Caporrimo, il più lopiccoliano dei boss, ha dettato legge, forte delle alleanze che ha stretto fuori e dentro il carcere. Nel febbraio 2011 fu lui ad organizzare un vertice a Villa Pensabene, ristorante maneggio allo Zen. Pochi mesi dopo sarebbero scattate le manette per trentasei boss di Tommaso Natale-Resuttana, Brancaccio e Boccadifalco Passo di Rigano.

Quando uccisero Calascibetta

Gli argomenti all’ordine del giorno del vertice al maneggio sono rimasti ignoti. Di certo uno dei protagonisti, Giuseppe Calascibetta, capomafia di Santa Maria di Gesù, sarebbe stato ammazzato sei mesi dopo in una stradina di Belmonte Chiavelli.

I Biondino

È stato l’arresto di Caporrimo a spingere il rientro di Calogero Lo Piccolo in città. Nei sette mesi di libertà del 2017 Caporrimo ha innanzitutto messo le cose a posto con il vecchio capo mandamento Girolamo Biondino che, a detta del pentito Silvio Guerrera, non aveva alcuna intenzione di sborsare i soldi per i fratelli Nunzio, Domenico e Giuseppe Serio, amici storici dei Lo Piccolo, ma anche di Caporrimo. Nunzio Serio è uno degli arrestati del blitz di ieri.

Il bacio

È ormai entrata nell’iconografia della recente Cosa Nostra palermitana l’immagine che immortala Giuseppe Serio mentre bacia in bocca Caporrimo. Il boss non si è mai dimenticato degli amici. Li ha sempre aiutati come emergeva da un’intercettazione di Giuseppe Serio che faceva sapere a suo “parrino” Caporrimo che “domani o dopodomani dovrebbero scendere i miei fratelli. Come siamo combinati?”. “Ora li stacco lo stesso mille”, lo tranquillizzava Caporrimo: c’erano pronti due assegni da mille euro per le spese.

Quando anche Caporrimo finì in carcere, Mimmo Biondino “non voleva – ha detto sempre Guerrera – che io aiutavo i Serio e gli stessi Lo Piccolo”. Nella Cosa Nostra del dopo Lo Piccolo i Biondino hanno avuto un ruolo di primo piano. L’ultimo membro della famiglia, Giuseppe, figlio di Salvatore, capo storico del mandamento di San Lorenzo e uomo di fiducia di Totò Riina, è stato pure lui arrestato.

Il permesso premio

Calogero Lo Piccolo è stato scarcerato il 9 giugno 2016. Si era stabilito a vivere ad Alghero, in Sardegna, fino al 6 aprile 2018, data in cui è rientrato a Palermo. Nonostante avesse il divieto di avvicinamento
in Sicilia nel maggio 2017 gli è stato concesso un permesso per recarsi a Palermo in occasione della nascita del figlio. Una vota arrivato in città ha incontrato Caporrimo. Per i carabinieri non è stato facile monitorare l’incontro. I protagonisti hanno fatto di tutto per tenersi al riparo da occhi indiscreti.

Il summit a Barcarello

La mattina del 24 maggio Melchiorre Guerrera, nipote acquisito di Caporrimo arriva a casa di Salvatore Lo Cicero, il suocero di Calogero Lo Piccolo. Alle 15:57 i carabinieri che si sono appostati all’ingresso della riserva di Capo Gallo fotografano l’arrivo di Caporrimo in bicicletta. La patente gli è stata sospesa. Alle ore 16:05 Melchiorre Guerrera esce dalla casa del suocero di Lo Piccolo. Quest’ultimo lo segue poco dopo. Ad accompagnarlo in macchina c’è uno zio della moglie. Alle 17:06 la macchina fa rientro a casa Lo Cicero, ma a bordo non c’è Lo Piccolo. Dovo è andato il boss di San Lorenzo?

Alle 17:11 Guerrera e Lo Piccolo giungono, pure loro, in scooter alla riserva di Capo Gallo. Ecco dove erano diretti a conclusione di quella mattinata. Alle 17:13 i carabinieri fotografano Caporrimo in bici mentre incrocia Guerrera e Lo Piccolo lungo la stradina che porta alla
riserva.

Due minuti dopo Guerrera si allontana in scooter. Dietro non è più seduto Lo Piccolo che si è fermato a parlare con Caporrimo, fuori dalla visuale della telecamera. Alle 18:02 ricompare sulla scena Lo Piccolo. Non indossa più una maglia grigia, ma azzurra. Si è cambiato. Tre minuti dopo anche Caporrimo si allontana sempre in bici.
Infine Lo Piccolo, che nel frattempo ha raggiunto l’uscita a piedi, sale di nuovo in sella allo scooter di Guerrera.

Destini incrociati

Di cosa hanno parlato? Due mesi dopo quell’appuntamento Caporrimo è stato di nuovo arrestato. Quando è tornato libero, l’anno scorso, Lo Piccolo era già al 41 bis. Cosa si sono detti quel giorno a Barcarello? L’inchiesta che ieri è sfociata nel blitz fotografa una situazione di tre anni fa. Sono i tempi della giustizia, che a Palermo spesso si fanno più lenti. I giudici per le indagini preliminari sono oberati di lavoro. E il lavoro non manca. La mappa di Cosa Nostra va aggiornata in fretta. Oggi conosciamo cosa è avvenuto nel 2017. Per il periodo maggio 2019- maggio 2020 non resta che attendere.

Le parole del giudice

Al momento ci sono solo le parole del giudice per le indagini preliminari Fabio Pilato che ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Salvo De Luca e del sostituto Amelia Luise: “In considerazione dell’elevatissimo
rischio corso da Lo Piccolo per dedicarsi all’incontro con Caporrimo sia pure nelle poche ore che gli erano state concesse per fare temporaneo ritorno a Palermo, induce una volta di più ad attribuire alla
figura del Caporrimo una fortissima autorevolezza di tipo mafioso, ben
potendosi supporre che l’incontro in questione sia risultato indispensabile
per i due capi-mandamento per fare il punto sugli affari illeciti che all’epoca
erano in corso di svolgimento”. E che ancora non sono stati svelati.


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