L'ultimo bacio del boss| Arrestati Caporrimo e altri nove - Live Sicilia

L’ultimo bacio del boss| Arrestati Caporrimo e altri nove

Due imprenditori denunciano. Torna in carcere il reggente di Tommaso Natale. Summit in gommone

PALERMO – Sette mesi di libertà, fra febbraio e settembre 2017. Sette mesi in cui Giulio Caporrimo ha imposto le sue regole. A cominciare da quella del pizzo. Si è scontrato con la capacità dei carabinieri del Nucleo investigativo di tenerlo sotto controllo e con la scelta di due imprenditori di denunciare il racket delle estorsioni.

Il boss è di nuovo in carcere

Caporrimo, reggente del mandamento di Tommaso Natale, torna ora in carcere assieme ad altre otto persone. Una decima è finita ai domiciliari.

L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvo De Luca e dal sostituto Amelia Luise, fotografa i sette mesi di reggenza di Caporrimo nel 2017. Il boss, prima dell’arresto di stanotte, era tornato di nuovo libero esattamente un anno fa. È successo che nel febbraio 2017 ha finito di scontare la condanna. Solo che nel settembre successivo sono stati di nuovo fatti i calcoli. Doveva in carcere per un residuo di pena. Nel maggio 2019 la definitiva scarcerazione.

Due scarcerati al potere

L’indagine di oggi monitora il periodo del 2017, ma è lecito attendersi che anche nell’ultimo anno Caporrimo si sia dato un gran da fare come nei sette mesi di tre anni fa. Al suo fianco ha lavorato Nunzio Serio. I due qualche anno fa erano stati immortalati mentre si baciavano sulla bocca in segno di rispetto. E di baci i bocca i militari ne hanno monitorato altri. Caporrimo ha fatto scuola.

Passaggi di testimone

I carabinieri seguono da anni le dinamiche mafiose a Tommaso Natale e San Lorenzo. “Oscar” (2011), “Apocalisse” (2014) e “Talea” (2017) sono i nomi delle operazioni precedenti a quella di oggi. Negli anni è ricostruita la reggenza di Francesco Paolo Liga (figlio dello storico boss Salvatore, detto “u Tatenuddu”), poi affiancato, a partire dalla sua scarcerazione avvenuta nell’ottobre 2015, da Giuseppe Biondino (figlio di Salvatore, l’autista di Totò Riina), arrestato di nuovo nel gennaio 2018.

“Giulio è uscito”

La reggenza di Liga ha suscitato parecchi malumori. Tutti attendevano con ansia la scarcerazione di Caporrimo, ma anche di Nunzio Serio (l’ordinanza di custodia cautelare gli è stata notificata in carcere) definiti “cento carati”. “L’hai sentita la buona notizia? È uscito Giulio, è uscito”, dicevano in giro. Dopo il nuovo arresto di Caporrimo del settembre 2017 lo scettro del capo sarebbe passato a Serio, arrestato di nuovo nel maggio 2018. E cioè poco prima che il 29 maggio di quell’anno si riunisse la nuova cupola di Cosa Nostra. Per Tommaso Natale vi prese parte Calogero Lo Piccolo, figlio di Totuccio, il barone di San Lorenzo

Il 24 maggio 2017 Caporrimo e Lo Piccolo hanno avuto l’opportunità di parlarsi. Come ha ricostruito Livesicilia il primo è partito dalla lavanderia Oscar, l’attività di famiglia. Il secondo si è messo dalla casa del suocero. Alle 17:13 i carabinieri hanno fotografato Caporrimo in bici che incrociava Lo Piccolo lungo la stradina che porta alla riserva di Capo Gallo. Hanno parlato fuori dalle inquadrature fino alle 18:02.

Summit in gommone

Giulio Caporrimo e Nunzio Serio

Di incontri riservati ce ne sono stati altri. Come quelli fra Caporrimo e Serio che si davano appuntamento al largo delle coste palermitane, sui rispettivi gommoni. Fra una discussione di mafia e l’altra Caporrimo se la prendeva con chi in sella a potenti moto d’acqua zigzagava nelle acque di Sferracavallo. Erano ragazzi dei quartieri di Brancaccio e di Pagliarelli, i quali, riconoscendo che c’era Caporrimo, “lo zio in porto”, si allontanavano per non disturbare.

Gli altri arrestati

Agli ordini di Caporrimo e Serio avrebbero agito Andrea Gioè (già arrestato per mafia e attuale referente per il quartiere di Sferracavallo), Andrea Bruno (già arrestato per mafia e attuale referente per il quartiere Marinella), Vincenzo Taormina, Vincenzo Billeci, Francesco Di Noto (già arrestato nell’operazione “Talea”) e Giuseppe Enea.

Due costruttori si ribellano al pizzo

L’inchiesta ha fatto emergere sette vicende estorsive consumate o tentate di cui due denunciate spontaneamente dalle vittime. Non c’è stato bisogno di convocarli, come avviene spesso. I boss di San Lorenzo non incassavano solo il pizzo, ma decidevano pure chi dovesse lavorare nei cantieri.

Continuità mafiosa

“Ci sono due cose da sottolineare- spiega il generale Arturo Guarino , comandante provinciale dei carabinieri di Palermo -. La continuità mafiosa, un capo resta tale anche quando finisce in carcere e la svolta di due imprenditori che hanno denunciato spontaneamente il racket, si sono fatti avanti loro senza attendere, come spesso avviene, le indagini”.

“Caporrimo ha avuto il tempo di riorganizzare il mandamento mafioso di Tommaso natale – aggiunge il colonnello Mauro Carrozzo, comandante del Reparto operativo -. Le estorsioni si confermano una fonte di reddito utilizzata per assistere le famiglie dei detenuti”.

Ecco l’elenco completo delle persone coinvolte. Ordinanza di custodia cautelare in carcere per Vincenzo Billeci, Andrea Bruno, Giulio Caporrimo Francesco Di Noto, Andrea Gioè, Francesco Paolo Liga, Baldassare Migliore, Nunzio Serio e Vincenzo Taormina. Arresti domiciliari per Giuseppe Enea.


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