“La magistratura onoraria revochi subito la protesta“. La Commissione di garanzia per gli scioperi contesta tre violazioni ai giudici onorari e ai vice procuratori onorari che protestano a Palermo per il mancato riconoscimento dei diritti che spettano ai lavoratori subordinati. Sono pagati a udienza, sono pagati a udienza e non hanno diritto né al pagamento dei contributi previdenziali né dei giorni di malattia, ferie o maternità.
I vice procuratori onorari, che fanno le veci dei pubblici ministeri in udienza, sono in agitazione dal 6 novembre, mentre dal primo dicembre tre giudici onorari hanno avviato lo sciopero della fame. Definiscono la loro situazione “caporalato di Stato” e hanno duramente criticato il silenzio della politica. Da oltre vent’anni la magistratura onoraria dà un contributo decisivo al funzionamento della giustizia. Da qui l’autosospensione in un momento dove lavorare senza garanzie in periodo Covid diventa rischioso.
La commissione ha individuato tre violazioni: eccessiva durata dello sciopero (l’astensione delle attività giudiziarie non può superare i 5 giorni consecutivi); violazione del codice di autoregolamentazione (non sono ammesse forme parziali di astensione su base distrettuale); mancata garanzia dei servizi essenziali (i magistrati onorari di tribunale che siano titolari di un ruolo che svolgono in via esclusiva determinate attività giurisdizionali si impegnano ad assicurare i servizi essenziali adesso i delegati).
Il compito di trasmettere la delibera è affidato al presidente del Tribunale e al procuratore della Repubblica ogni altra violazione che dovesse emergere. Ma dai magistrato onorari parte una riposta secca: “Non ci fermeremo”.