PALERMO– E adesso chiederemo alla scuola l’impossibile. Alla fragile scuola, con i suoi acciacchi e i suoi dolori, travolta da una pandemia in più. Alla fortissima scuola, con il suo cuore che batte, nonostante le ferite, con qualcuno che trova sempre il modo di spiegare qualcosa. Ma come fai a metterti alla lavagna e a spiegare il teorema della morte? Non c’entra, è troppo grande nello spazio nero solcato dalla polvere bianca dei gessetti. E quello rimarrà, per chi l’ha conosciuto, l’odore dell’infanzia. L’acre odore della polvere di gesso nel cancellino.
Antonella Sicomero, bambina di dieci anni della Kalsa, morta dopo una sfida social, secondo quanto ne sappiamo, oggi ha dato il suo pubblico commiato alla vita con i funerali celebrati dall’arcivescovo Lorefice alla Magione. E c’è chi resta. Ci sono i suoi compagni di classe, dell’istituto comprensivo ‘Perez-Calcutta. Come fai a raccontare ai bambini una cosa tanto da adulti come la morte?
“Impariamo i rischi del web”
“Non so nemmeno come definire l’accaduto – dice la preside Laura Pollichino –. Nelle classi stiamo portando avanti una riflessione sulla pericolosità dei social. Ne abbiamo sempre parlato. Non tutti eravamo a conoscenza del fatto che ci fossero queste cosiddette sfide tanto pericolose. In passato, soprattutto fino a quando potevamo sviluppare attività in collaborazione con enti e istituzioni, ci siamo concentrati sulla pedofilia in rete e sui rischi del web, mettendo in guardia gli alunni…”. Certo, la pedofilia, il classico lupo in agguato nel bosco della rete. Ma possono spuntare altre belve apparentemente meno feroci, eppure…
La morte a scuola
“Abbiamo parlato della morte – dice la preside – i bambini, ovviamente, non ne hanno coscienza. C’è un lavoro da sviluppare con ‘Save The Children, grazie all’assessore Giuseppe Mattina, che ci consentirà di vivere un momento formativo, dedicato soprattutto alla classe della bambina. E poi continueremo gli incontri con i genitori per creare una consapevolezza specifica, per metterli in guardia. C’è stato il tiro al bersaglio sulla famiglia? Io non leggo i commenti sui social, però qualcosa mi è arrivato. La gente vomita commenti, quando dovrebbe mettere in atto la riflessione. Riprendiamo in mano la nostra vita, torniamo a giocare con i bambini, a giocare con le parole. Sono una ragazza del secolo scorso, da quarantacinque anni lavoro nel centro storico e, in certe occasioni, mi sembra di lottare contro i mulini a vento”. Ma non è sfiducia, né abdicazione, il dolore della preside. Anzi, si coglie la fede nell’impegno della comunicazione. Se non sono importanti le parole adesso, quando mai lo saranno?
Antonella, il bruco e la farfalla
Come si spiega la morte ai bambini? Il professore Ettore Visca, insegnante di religione, racconta: “Da sempre parliamo della vita terrena come passaggio, nello specifico della mia materia, della resurrezione di Gesù. E alle lezioni viene anche chi si avvale di un percorso alternativo, che non prevede la religione cattolica. Il tema è avvertito. La metafora che usiamo, in questo momento, ma non solo, è la stagione del bruco che diventa farfalla. Per ora, ascoltiamo. Lasciamo parlare i bambini, affinché tirino fuori le loro emozioni più profonde, perché esternino i sentimenti che hanno dentro, per ricordare Antonella, le telefonate, gli scherzi. Lei non era tornata in classe alla ripresa, è una scelta di alcune famiglie, per la paura del Covid, quindi le memorie ultime si concentrano sulla videochiamata o sulla telefonata. Antonella è una bambina solare, intendendo la sua capacità di essere chiara, di elaborare intellettualmente, di metterci del suo. Una bimba aperta e in grado di affermare un’opinione critica”.
All’ingresso del ‘Perez Calcutta’, una professoressa gentile ha sistemato un collage. I cuoricini, i disegni e le parole rimandano allo sguardo luminoso con cui l’infanzia sa guardare perfino il buio. Antonella come un angelo, Antonella con le ali come una farfalla, Antonella che non aveva paura di contraddire i grandi. Forse i bambini hanno già capito tutto.