PALERMO– Il discrimine è tutto in quell’aggettivo: ‘previste’. In Sicilia, entro il mese di febbraio, dovrebbero arrivare più di trecentomila dosi di vaccino. Duecentoventimila tra Pfizer e Moderna, più di centomila di AstraZeneca. Ma, appunto, si tratta di previsioni, di quello che si aspetta e che dovrà materializzarsi in eventi concreti per diventare realtà.
La Sicilia è pronta
Una cosa parrebbe assodata: la Sicilia è pronta per iniziare le vaccinazioni di massa, dipenderà tutto dall’approvvigionamento, ma le strutture e il personale sono mobilitati. Ieri, nella conferenza stampa per fare il punto sulla situazione, il presidente Musumeci e l’assessore Razza sono stati espliciti. Le dosi di Astra Zeneca, al momento tarate su una forbice d’età tra i diciotto e i cinquantacinque anni, saranno somministrate alle categorie che svolgono un servizio essenziale: con in testa le forze dell’ordine e gli operatori della scuola. Si aspetta la conferenza Stato-Regioni per fissare l’avvio della campagna. Verosimilmente, si accederà agli elenchi – essendo tutte persone ‘tracciabili’ – per stabilire il calendario. In contemporanea, si vaccineranno gli over ottanta e i fragili con Pfizer e Moderna.
Quando si parte
La vaccinazione AstraZeneca potrebbe partire, teoricamente, da subito. Anche prima del 20 febbraio, la data fissata per l’incipit delle somministrazioni agli over ottanta. Come detto: la Sicilia è pronta e la Regione vuole chiudere in fretta la pratica, infatti si sta lavorando febbrilmente in questo senso. Dipenderà proprio da quel ‘previste’ che deve trasformarsi in viaggi, container e fiale nei frigoriferi. A breve, dunque, potrebbe toccare alle categorie dei servizi essenziali. Se le trecentomila dosi arriveranno secondo i programmi stabiliti – come si pensa, con fiducia – l’obiettivo di una immunizzazione rapida potrebbe non essere lontano.
L’autocritica
Tutto si tiene. La partita dei vaccini in Sicilia riguarda un gioco più grande, su scala globale, di rifornimenti e piani. I segnali che giungono dall’Europa non sembrano, tuttavia, confortanti. Come riporta l’Ansa: la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, nel suo intervento alla plenaria dell’Eurocamera, ha fatto autocritica sui vaccini, insistendo però sulla volontà di raggiungere “l’obiettivo di immunizzare il 70 per cento della popolazione in Europa entro l’estate”. “Siamo arrivati in ritardo con le autorizzazioni, siamo stati troppo ottimisti sulla produzione di massa – ha detto – e forse siamo stati un po’ troppo sicuri sul fatto che le quantità ordinate sarebbero state consegnate in tempo utile. Dovremmo chiederci perché è successo e quali insegnamenti trarne”. Parole oneste che provocano un soprassalto di dolore, se si pensa alle vittime del Covid, soltanto alle nostre latitudini. Il numerino in rosso, nel bollettino quotidiano nazionale, segna ormai 92mila morti.