CATANIA – Un rinvio a sorpresa. Il giorno in cui era attesa la sentenza dello stralcio abbreviato del processo Mazzetta Sicula, frutto dell’inchiesta delle Fiamme Gialle sulla gestione dei rifiuti all’interno degli impianti del colosso fondato dalla famiglia Leonardi tra Lentini e Catania, il gup Andrea Castronuovo ha deciso di citare un teste per approfondire la posizione del funzionario del Libero Consorzio di Siracusa Salvatore Pecora, uno dei due imputati del rito alternativo. L’altro è Delfo Amarindo, ex dipendente della Sicula Trasporti e oggi collaboratore di Giustizia.
Il 17 maggio salirà sul banco dei testimoni il dirigente dell’ex provincia di Siracusa e risponderà alle domande del giudice. Salvatore Pecora è accusato di una serie di condotte ‘a favore’ dei Leonardi (che stanno affrontando il processo ordinario) per ‘tutelarli’ da eventuali controlli dell’ente provinciale. “Favori’ che sarebbero stati espletati dietro compensi. Il pm Marco Bisogni ha chiesto al gup la condanna del funzionario a quattro anni. I difensori, gli avvocati Alfio e Gaetano Pennisi, invece hanno chiesto ‘l’assoluzione o in subordine il riconoscimento delle attenuanti’. Pecora, prima della requisitoria del sostituto procuratore, ha deciso di rilasciare dichiarazioni spontanee ammettendo le contestazioni.
Anche per l’altro imputato Adelfo Amarindo, accusato di concorso esterno all’associazione mafiosa (clan Nardo di Lentini), il pm Bisogni ha chiesto una condanna a quattro anni. Il suo difensore, l’avvocato Francesco Calderone, ha chiesto il minimo della pena evidenziando l’importante contributo offerto dal collaboratore nel processo. Vedremo se dopo la testimonianza del dirigente di Pecora le parti chiederanno di replicare o se il gup si ritirerà in camera di consiglio per il verdetto.