PALERMO – Sei testimoni per trovare la verità sulla scomparsa di Denise Pipitone. È un grande puzzle in cui passato e presente si intrecciano.
Da quando sono ripartite le indagini coordinate dalla Procura di Marsala si sono fatti avanti in sei. Si tratterebbe di quattro testimoni finora mai comparsi sulla scena e due già noti agli investigatori.
Chi sono e cosa dicono i testimoni
Si va da colui che ha raccontato di avere visto la bambina il giorno del sequestro a bordo di una macchina assieme a tre persone a qualcuno che avrebbe indicato un particolare che ha spinto i pubblici ministeri a perquisire la casa dove abitava Anna Corona. Il loro racconto mostra segnali di attendibilità, ma la strada è ancora lunga.
Tutti i testimoni, i cui racconti sono stati raccolti sia nel contesto di indagini difensive sia dai pubblici ministeri, oppure hanno scritto lettere anonime, avrebbero riferito argomenti differenti ma che si incastrerebbero l’uno con l’altro. Avrebbero offerto, appunto, tasselli di un puzzle ancora da completare.
Paura e reticenza
C’è qualcosa che accomuna i testimoni: la paura che li ha costretti a tenere la bocca chiusa per 17 lunghi anni e la reticenza che caratterizza i racconti di oggi. Qualcuno potrebbe avere esercitato pressioni, dirette e indirette, per zittirli.
Le piste che vengono battute conducono tutte, o quasi, al contesto familiare scandagliato per anni senza esito. Sono stati celebrati processi chiusi con sentenze di assoluzione passate in giudicato e condotto inchieste archiviate.
Si riparte da Mazara del Vallo
Le nuove indagini sono ripartite esattamente da dove erano cominciate 17 anni fa, nella strada di Mazara del Vallo dove scomparve la piccola Denise Pipitone. Nelle scorse settimane i carabinieri sono tornati a casa di Anna Corona, ex moglie di Pietro Pulizzi, attuale marito di Piera Maggio e padre biologico di Denise, la cui posizione era già stata archiviata.
La donna è la madre di Jessica Pulizzi, processata e assolta in via definitiva dall’accusa di sequestro di persona. Madre e figlia, allora diciassettenne, avrebbero nutrito un forte risentimento nei confronti di Piera Maggio, considerata responsabile della fine del loro equilibrio familiare. Fu questo il movente sostenuto dall’accusa al processo chiuso con l’assoluzione.
La perquisizione in casa
Anche la perquisizione dell’immobile di via Pirandello sarebbe scaturita dalle parole di un testimone. Carabinieri e vigili del fuoco hanno cercato tracce del passaggio della bambina in quella casa. Gli investigatori erano andati subito nell’abitazione di Anna Corona per un sopralluogo il giorno della scomparsa, ma la donna li aveva ricevuti nell’appartamento di una vicina di casa al piano terra, mentre lei abitava al primo piano. Anche questo possibile depistaggio, senza esito, è stato affrontato nel corso del processo a Jessica Pulizzi.
Anna Corona si difende, dice di essere vittima di un “processo mediatico” ed aggiunge che “io e le mie figlie ci possiamo permettere di camminare a testa alta a Mazara del Vallo, non abbiamo nulla da nascondere e nulla da farci perdonare”.
Poi si è fatto vivo il testimone che ha detto di avere visto Denise a bordo di una macchina con tre uomini. Piangeva e urlava “aiuto mamma”. L’inchiesta è ripartita, 17 anni dopo il rapimento, con la possibilità di usare tecniche investigative che allora non erano disponibili. E i sei testimoni potrebbero avere un ruolo chiave.