La guerra tra poveri dell'insula 3 - Live Sicilia

La guerra tra poveri dell’insula 3

La cronaca degli sgomberi allo Zen
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3 min di lettura

È una guerra di trincea, quella che si sta consumando in questi giorni dentro il perimetro dell’insula 3 dello Zen 2. Bisogna andare lì, guardare con i propri occhi, sentire gli aliti di chi ha dormito fuori, per strada o in macchina, e questa mattina non aveva un bagno in cui lavarsi. Bisogna andare lì e sentire l’odore dei sudori freddi che colano dalle fronti dei nuovi assegnatari delle case sgomberate, che temono il momento in cui le forze dell’ordine andranno via dallo Zen e loro si ritroveranno lì, nelle loro nuove case, da soli contro i vecchi occupanti. È una guerra tra poveri nella terra di nessuno. L’unica certezza è che questa guerra non sarà vinta da nessuno. Ci sono già i feriti. Ma c’è da scommetterci che non ci saranno vincitori.
C’è una donna, assegnataria di uno degli alloggi, che aveva provato a trasferirsi lo scorso gennaio, durante l’ultimo sgombero. Quando la polizia andò via, un giorno venne picchiata, pare dai vecchi occupanti, mentre era in casa, davanti i suoi figli. Stava passando lo straccio per terra. E poi c’è una bambina, sta anche lei in trincea, ma questa volta dalla parte degli occupanti. È ancora al pronto soccorso, soffre di epilessia, durante lo sgombero di questa mattina è caduta per terra. Gli zii l’hanno accompagnata in ospedale. Secondo il racconto della madre, la responsabilità della caduta sarebbe da attribuire a un poliziotto.
Ed è stato scontro. Così c’è anche un terzo ferito, la dirigente della polizia. Coinvolta in una lite con la madre della bambina. Sono volati insulti, sberle e qualche graffio sulle guance. Ce n’è anche un quarto, di ferito. Un ragazzo, si è procurato un taglio alla mano mentre staccava i pannelli di lamiera dalla rete del cortile dell’insula. Non c’erano i politici, questa mattina. Non c’erano i consiglieri comunali, neanche quelli sempre presenti. Qualcuno, tra gli occupanti, telefonava ai politici con cui ha un rapporto più o meno diretto. Chiamate trasversali, sia ai “santi in paradiso” a destra, che a sinistra. Ma i “santi in paradiso” si limitavano a manifestare solidarietà a distanza. Non si avvicinano al ghetto. “Nella terra di nessuno la democrazia è sospesa” dice qualcuno. È vero, è sospesa, non c’è nei gesti di chi vive il ghetto quotidianamente. Ma è anche assente, non c’è, non ci sono le istituzioni. Le voci in giro per lo Zen parlavano di nuovi sgomberi, previsti per domani. Una sola certezza: lo scontro è al limite, i protagonisti esasperati, tutti. Sono esasperati i poliziotti, che restano in piedi, fermi, in tenuta antisommossa sotto il sole, tra gli insulti generali. Sono esasperati gli occupanti, che da ieri sono tornati ad essere dei senza casa tra migliaia di altri senza casa nella città tutto porto. Sono esasperati gli assegnatari: molti di loro sono senza casa o hanno già ricevuto lo sfratto, non hanno scelta, non possono far altro che trasferirsi allo Zen, consapevoli dell’ostilità con cui saranno accolti. Torna in mente Remarque e il suo “Niente di nuovo sul fronte occidentale”. Magari dalle parti di Palazzo delle Aquile il bollettino di guerra è arrivato cosi. Zero morti. Quattro feriti. Niente di nuovo sul fronte occidentale.


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