CATANIA – Nessun arrivo programmato, almeno per il momento. Ma la comunità di Sant’Egidio è già in stato d’allerta, con tutti i suoi terminali che seguono la situazione dell’Afghanistan e con tutta la sua struttura logistica e dell’assistenza pronta a intervenire. Lo racconta a Livesicilia Emiliano Abramo, presidente della comunità di Sant’Egidio in Sicilia, che sottolinea: “Il problema è quello dei diritti umani, se abbandoniamo tutto in mano ai talebani è come se avessimo fatto una presa in giro”.
La macchina dell’assistenza
“Stiamo seguendo da vicino quello che sta succedendo all’aeroporto di Kabul, tramite i nostri contatti”: Abramo precisa che per il momento non ci sono afghani nelle strutture siciliane di Sant’Egidio, ma la situazione sul terreno è in continua evoluzione. “Stiamo cercando di avviare dei corridoi umanitari dall’Afghanistan – continua Abramo – in un quadro molto incerto perché molti paesi che prima avevano detto di essere pronti ad accogliere chi è in fuga dall’avanzata talebana non sono stati reattivi”.
Per il momento Sant’Egidio non ha arrivi programmati dall’Afghanistan, ma ha già stabilito dei contatti nella zona.
La difesa dei diritti umani e l’occidente
“Il tema centrale – riflette Abramo – è di responsabilità dell’occidente, che è stato presente in Afghanistan con diverse operazioni negli ultimi vent’anni. L’Italia è tra i pochi paesi europei che crede nei diritti umani, e se non c’è una presa di posizione chiara per salvaguardare quel poco che si è costruito – penso ad esempio ai diritti delle donne – c’è il rischio che il tutto sia stato una presa in giro”.
“In ogni caso Sant’Egidio – conclude Abramo – continua a rimanere sul campo come molte altre realtà, penso a Emergency di cui il fondatore Gino Strada ci ha lasciati da pochi giorni, e a fornire sostegno a chi ne ha bisogno”.