Sta per approdare a Torino – dopo le presentazioni di Roma, Mazara del Vallo e Marsala, città in cui è stata partorita – la prima inchiesta sul nuovo capo di Cosa nostra e sulla mafia in provincia di Trapani. “Matteo Messina Denaro – L’Invisibile”, di Giacomo Di Girolamo, è un dettagliato reportage originato da un territorio, la Sicilia Occidentale, assillato da una coltre atavica di ingiustizie e malaffare; è un lavoro che affronta i temi propri dell’organizzazione (il funzionamento dei pizzini, l’organizzazione delle famiglie nel territorio, le carriere criminali dei principali esponenti di cosa Nostra) e approfondisce anche i nuovi business, come l’infiltrazione della mafia nella grande distribuzione e nell’energia alternativa. Ma è anche una sorta di racconto, un dialogo con il nuovo capo di Cosa nostra, che inizia da una data precisa, il 26 aprile 1962, il giorno in cui nasce Messina Denaro, e che l’autore rivela senza scadere nella banalità, forte di un’ironia che spiega questi uomini piccoli piccoli meglio di qualsiasi sentenza.
“E’ un racconto che nasce anche sulla scorta di quello che facciamo in radio ogni giorno – dice Giacomo Di Girolamo, direttore di RMC101 e Marsala.it – di come cambia la mafia e l’organizzazione mafiosa. Secondo noi si può dare del tu a Messina Denaro: noi crediamo molto nella forza della parole e in quel giornalismo che chiamiamo residente, cioè il buon giornalismo di periferia, che ci aiuta a raccontare cose gravi con una buona dose di ironia. Residente perché è quello che c’è attorno e ad altezza d’uomo, che guarda le persone negli occhi. Io e Matteo Messina Denaro – aggiunge – condividiamo lo stesso territorio, ci muoviamo nella stessa parte di questa provincia, forse abbiamo gli stessi gusti musicali. Ma al di là di questi tratti comuni personali, credo che se guardiamo la mafia negli occhi aiutiamo il pubblico, la gente a cui bisogna restituire l’abisso che la mafia ci dà. Capiamo tutti di più”.
Nel libro c’è la mafia della grande distribuzione, il business dell’energia alternativa e dell’eolico, perché come ormai si sa la mafia è non solo quella dei colletti bianchi, ma è anche quella delle “maniche sudate, le maniche dei commercialisti, dei consulenti e dei professionisti che insegnano alla mafia a riciclare denaro e a truffare lo Stato; è quella del business anche con l’antimafia”. Ne “L’invisbile” Di Girolamo non dà la caccia a Messina Denaro, ma – come scrive Attilio Bolzoni nella prefazione – racconta la sua vita, gli dà del tu e parla di lui. E, soprattutto, parla con lui. Racconta l’infanzia del capomafia, in una “Castelvetrano di pietra”, gli insegnamenti ricevuti dal padre Francesco, potentissimo alleato di Riina e Provenzano (capace di morire da latitante), l’evoluzione violenta di un killer spietato (e con un’unica debolezza: le donne …) che esprime tutta la sua violenza dapprima nelle guerre di mafia, fino a diventare il regista della stagione delle bombe a Milano, Roma e Firenze del 1993. E’ proprio in quella fase delicata, fatta di trattative a tutt’oggi poco chiare, che Matteo Messina Denaro diventa ufficialmente latitante e ottiene una sorte di investitura da Riina in persona, che lo considerava il suo “gioiello”. Gestisce il traffico internazionale di droga. Sa fare soldi con le opere d’arte come con i rifiuti. Di sé dice: “Con le persone che ho ucciso potrei farci un cimitero”.
Ma oltre a raccontare gli aneddoti e le passioni, gli amici e la famiglia di Matteo Messina Denaro, Giacomo Di Girolamo restituisce un pezzo di Sicilia silenziosa e reticente, che forse è l’aspetto più inquietante di tutta questa storia. Dentro ci sono i nomi ( e i cognomi) di politici, imprenditori, professionisti sindaci e anche semplici consiglieri comunali; tantissimi personaggi che sembrano incredibili, ed invece sono veri: il mafioso che ammazza per errore il figlio, il deputato regionale che chiede voti all’imprenditore mafioso, il sindaco indagato per estorsione che organizza manifestazioni antimafia, il consigliere comunale condannato per avere agevolato la latitanza di un mafioso ….E poi ci sono imprenditori che intimano ai colleghi di pagare il pizzo, ragazzi che organizzano incendi e poi vanno tranquillamente a mangiare una pizza, anziani che si lamentano del fatto che “non c’è più la mafia di una volta”, fondatori di associazioni antiracket dediti all’estorsione. La narrazione procede con il ritmo di un romanzo, ma si tratta sempre di un’inchiesta, con note dettagliate e ricca bibliografia. “L’Invisibile” è la storia di Matteo Messina Denaro e della Sicilia tutta, raccontata da un giornalista che ha voluto scrivere del suo tempo e anche della sua città, cui è dedicato un capitolo del libro.