A Catania "Made in Librino",| recital multimediale - Live Sicilia

A Catania “Made in Librino”,| recital multimediale

Teatro e solidarietà
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Nuovo appuntamento con la stagione 2009/10 dell’associazione culturale no-profit “Terre Forti” di Librino. E ad andare in scena è un recital inedito che nasce proprio nelle “Terre Forti”: è “Made in Librino”, del giornalista e fotografo siculobritannico Roman Henry Clarke.

L’opera prima del trentenne, che cura anche la regia, nasce da un percorso in immagini, la mostra “Visioni dalle Terre Forti”, che evolve in uno spettacolo multimediale fra immagini stampate (quelle della mostra, presente in sala), proiettate, musica, e i corpi e le voci di quattro giovani e straordinari interpreti: Veronica Giusti, Serena Guzzardi, Stefano Rizzo e Paola Virgilio.

Con un “loop” di 16 monologhi interamente in lingua siciliana pura, “Made in Librino” propone la rabbia, la sofferenza, le debolezze e le forze dei giovani delle periferie, vittime di un sistema sociopolitico che sembra durare, opprimere, affamare da troppo tempo. Ancor più, se si pensa che l’autore ha costruito i testi partendo dalle celebri “ottave siciliane” preservatesi nel tempo grazie all’alacre lavoro di Lionardo Vigo, già a fianco di Ruggero Settimo in quel 1848 siciliano fatto di sogni, di libertà, di lotte e di sicilianità.

Il tutto, amalgamato dalle musiche di un compositore sin qui per troppo tempo rimasto nell’ombra: quel John Foulds (in vita ben apprezzato nella patria britannica da cui pur si allontanò cercando stimoli in India, nelle colonie che erano periferia di Londra come Librino lo è di Catania, di Roma, di Bruxelles) che sembra già, con i cambi di tempi e di tono che mai però infastidiscono, un consolidato autore “progressive” o “ambient” al pari dei contemporanei Robert Fripp o Brina Eno.

Un intreccio delle visioni e degli eterogenei elementi culturali propri di Clarke. Con “Made in Librino” l’autore parte da un proprio percorso in immagini, fotografie scattate in quelle “Terre Forti” dell’antica periferia rurale catanese il cui baricentro è oggi Librino. A quegli scatti, tanto proiettati in multivisione quanto esposti nella mostra “Visioni dalle Terre Forti” che è elemento scenico che oltrepassa la “quarta parete” abbracciando il pubblico in sala, ha aggiunto 16 monologhi in siciliano, costruiti, secondo un percorso più viscerale ed esistenziale che tematico, a partire da ottave e sestine prese dalla prima edizione dei “Canti Popolari Siciliani” del rivoluzionario indipendentista Lionardo Vigo (1799-1879). E di quei canti, pur non senza licenze e piccole “violenze”, è preservata la varietà cromatica e sonora, con le ricche ed arricchenti varietà locali che si ravvisano in brani che, pur di epoche e luoghi diversi, si sono lasciati legare in un viaggio omogeneo nell’animo dei giovani delle periferie: quelle di Catania, di Sicilia, dell’Europa. Che si incarnano nelle voci e nei corpi dei quattro giovani interpreti (tutti sotto i 25 anni), portando la tradizione siciliana a sposare ritmi e passioni che rimandano al libertarismo, all’esistenzialismo e alla “beat generation” con temi di sofferenza, sospensione, autonegazione ma anche di coraggio, riscatto e rivolta che vanno oltre i tempi e le singole circostanze storiche.

Un insieme di suggestioni immaginifiche inoculate dall’estetica della parola e dei corpi che si sposano idealmente con gli stimoli sonori delle composizioni dell’inglese John Foulds (1880-1939), autore che nel suo catalogo cela preziose perle misconosciute (si veda ad esempio, proprio in tema di musica ed immagini, il “Music-Pictures Group III”) che lo pongono indubitabilmente ad anello di congiunzione fra la musica classica e le sonorità contemporanee, tanto avvolgenti e pindariche quanto intrise di armonie orientali e celtiche sono le sue musiche, rendendolo praticamente il primo autore rock britannico “ante litteram”. Se dai “quadri” di Musorgskij nacque il concetto stesso di opera multimediale (si pensi ai lavori derivati da Vasilij Kandinskij ed Emerson, Lake & Palmer), in questo solco si pone “Made in Librino” che, con linguaggi ed idee di diversa natura, accompagna lo spettatore tra tesori nascosti e dolorose passioni.


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