Gentile Direttore, dopo il formaggio – le croste, ovviamente – arriva la frutta. Che non c’è. Vera metafora del nulla che rimane tra le macerie di una regione declassata persino dagli speculatori finanziari, posso testimoniare l’assenza di frutta con uno scatto che ritrae il vuoto meccanico del preziosissimo distributore di succo di arancia. Lo spremiagrumi presidenziale da settimane giace inerme e spento tra i corridoi di Palazzo d’Orleans. Per uno strano scherzo del destino, però, quella macchinetta sembra dettare l’agenda setting della politica regionale. Deprivato delle necessarie arance, strizzate fino all’ultima stilla di succo per dissetare gli esausti dipendenti della Regione, il macchinario, quasi dotato di facoltà paranormali avverte i passanti: “Il nostro prodotto siciliano è finito. Ci rivedremo a novembre”.
Gran mascalzone quell’ordigno (nella foto a destra): evoca molto più del succo che non c’è. E lo sa , e lo fa benissimo: “La fine del prodotto siciliano” è un concetto deviante, se non mediato rischia di abbassare ulteriormente il rating del credito siculo. Poi, quel graffiante “ci rivediamo a novembre” è un vero insulto al presidente in carica, poiché tutti sanno che proprio nei primi giorni di quel mese si dovrebbe insediare il nuovo governatore. Direttore, le scrivo tutte queste cose perché ritengo doveroso che Lei avverta la presidenza della Regione siciliana. E’ un complotto. Vogliono assetare la Sicilia.
P.B.