Abusi sessuali e botte alle donne: disonore mafioso - Live Sicilia

Abusi sessuali e botte alle donne: disonore mafioso

Il retroscena del blitz che ha portato in carcere boss aggregati delle Madonie

PALERMO – Si definiscono uomini d’onore. Non c’è onore nel toccare il seno di una ragazzina o nel picchiare due donne trattate come serve.

Non solo mafia ed estorsioni. Nell’inchiesta che ha portato all’arresto di 13 persone tra boss e gregari dei mandamenti mafiosi di San Mauro Castelverde e Trabia c’è una parte che riguarda una violenza sessuale e diverse ipotesi di maltrattamento.

I reati vengono contestati a Giuseppe e Pino Rizzo, padre e figlio, mafiosi di Cerda che tornano in carcere dopo avere già scontato delle condanne.

“Le indagini descrivono un nuovo capitolo del percorso criminale dei Rizzo – scrive il giudice per le indagini preliminari Fabio Pilato – da leggersi in continuità con quelli già scritti in passato. Tale continuità conferma in modo paradigmatico la fondatezza delle massime di legittimità che attribuiscono una valenza duratura al vincolo associativo mafioso, difficilmente scalfito dalle condanne, intese quali incidenti di percorso programmati”.

Pino Rizzo, 54 anni, avrebbe preso le redini della famiglia mafiosa di Campofelice di Roccella.

Mentre lo pedinavano e intercettavano ecco venire fuori i presunti abusi sessuali su una quindicenne con cui aveva anche legami familiari.

In un video si vede Rizzo toccare il seno alla minorenne che si allontana per sottrarsi alla presa.

Il padre, Giuseppe Rizzo, che di anni ne ha 84, avrebbe invece ripetutamente picchiato e umiliato due donne a lui legate da strettissimi legami familiari.

Le avrebbe punite semplicemente perché si erano affacciate dal balcone o perché gli avrebbero preparato troppo spesso la pasta e lenticchie.

“… mi ha sminnato la faccia… mi ha dato legnate: tutti i giorni la pasta con lenticchie, tutti i giorni – raccontava una delle due donne – Oh, ma cosa vuoi? Questo c’è e questo ti devi mangiare… Si alza e cafudda mi ha stretto il collo…”.

Ed ancora: “Sale e cafudda, io sono priva di affacciarmi al balcone, ma che fa scherziamo o diciamo vero? Sale ‘tu non devi affacciarti, tu non devi prendere niente, tu…’.

Nelle intercettazioni dei carabinieri della compagnia di Cefalù sono rimaste imprese frasi offensive: “Cosa inutile”, “prendo a schiaffi a te e a lei pure”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI