ACI CATENA. L’astensione di uno dei giudici non togati ha fatto slittare al 13 marzo del 2018 la prima udienza del processo che vede alla sbarra, con l’accusa di corruzione, Giovanni Cerami, direttore generale della società Halley Consulting Spa. L’imputato è accusato di aver consegnato una tangente di 15mila euro a Orazio Barbagallo, già consigliere comunale e funzionario del Comune di Aci Catena. Una somma spartita poi con l’ex sindaco del comune catenoto Ascenzio Maesano, come captato dalle cimici piazzate nell’auto di quest’ultimo dagli investigatori della Direzione Investigativa Antimafia di Catania. Una somma che sarebbe servita, secondo la Procura di Catania, ad ottenere l’affidamento del progetto Home Care, finanziato dall’Unione Europea. I due coimputati, assistiti dai legali Enzo Mellia, Giuseppe Marletta, Giuseppe Di Mauro e Orazio Consolo, hanno chiesto e ottenuto il giudizio abbreviatoo. La prima udienza, davanti al gup Giuliana Sammartino, si terrà il prossimo 17 luglio. L’avvocato Attilio Floresta, difensore di fiducia di Cerami, aveva presentato, invece, istanza di patteggiamento a due anni. La richiesta, cui si era opposta la Procura di Catania, è stata rigettata dal gip.
L’ARRESTO. E’ il 10 ottobre del 2016 quando uno tsunami si abbatte sul Comune di Aci Catena. Gli uomini della Dia di Catania sottopongono a fermo, su decreto emesso dalla Procura di Catania, il sindaco Ascenzio Maesano, il consigliere comunale Orazio Barbagallo e il direttore generale della Halley Consulting Spa Giovanni Cerami. Sono accusati di corruzione in concorso. Davanti al gip di Catania Anna Maggiore quest’ultimo ammette di aver consegnato una mazzetta a Barbagallo. 15mila euro per l’aggiudicazione della gara del 2015 relativa al progetto Home Care. L’indagato non si limita a quell’episodio ma racconta di aver “oliato” anche in passato gli ingranaggi per ottenere appalti e rinnovi di contratto. Una collaborazione che gli consente di ottenere subito gli arresti domiciliari. A novembre, su istanza del proprio legale Attilio Floresta, l’indagato viene rimesso in libertà dal tribunale del Riesame. Pochi mesi dopo la Procura etnea chiede e ottiene dal gip il giudizio immediato. Cerami non opta per alcun rito alternativo.