PALERMO – “Mio padre stava bene, godeva di buona salute”, la figlia di Giuseppe Barbaro ripercorre i giorni in cui il padre è stato ricoverato all’ospedale Villa Sofia di Palermo. Dal 21 dicembre fino alla telefonata del 6 gennaio con cui ha appreso della morte del paziente.
Le domande della figlia
Valeria Barbaro chiede non solo di conoscere le cause della morte “ma anche e soprattutto di appurare il momento di insorgenza della ipernatriemia, anche in relazione alla sintomatologia repertata al momento del primo ricovero al Pronto soccorso, e dell’insorgenza della polmonite bilaterale probabile causa o concausa della morte”.
“Non c’era posto in reparto”
L’anziano si era fratturato la spalla del padre cadendo a casa: “Fino al 24 è rimasto al Pronto soccorso in una lettiga, in corridoio. La frattura veniva semplicemente fasciata e immobilizzata con l’indicazione di necessità di riduzione chirurgica da programmare appena possibile. Ci è stato detto che non c’era posto in ortopedia e solo il 24 è stato portato in reparto. I medici ci hanno riferito che c’era un turno e che presto sarebbe stato operato”.
Nei giorni di permanenza al Pronto soccorso “abbiamo più volte fatto notare che mio padre non poteva alimentarsi autonomamente per via della fasciatura alla parte superiore sinistra del corpo – aggiunge la figlia -. Gli infermieri rispondevano che lo avevano in carico come ‘autonomo’ e quindi non potevano far nulla”.
“Mi ha detto che era legato”
Gli episodi da cui, secondo la figlia, emergeva lo stato confusionale del padre sarebbero avvenuti il 22 e il 28 dicembre: “Mi ha chiamato dicendo di essere legato al letto e il giorno dopo ho visto che era bloccato con fasce di plastica alle caviglie e al braccio destro. Solo quando ho protestato veniva finalmente slegato”.
“Mi sono accorta – conclude la figlia Valeria – che aveva la febbre e solo allora gli è stato somministrato del paracetamolo. Il 30 dicembre, vedendo le condizioni del paziente deteriorarsi sempre più, iniziava
la somministrazione di soluzioni fisiologiche ed alimentazione in flebo”.
“Valore del sodio altissimo”
Il giorno successivo, l’ultimo del 2024, è stato necessario ricorrere ad una maschera di ossigeno per aiutarlo a respirare: “Si era registrato un valore altissimo di sodio che però, così ci è stato detto, si sarebbe abbassato nelle 24 ore successive”.
Ed invece il 2 gennaio “il valore del sodio era addirittura arrivato a 178”. È lo stesso giorno in cui viene detto ai familiari che ci sono “diversi focolai pneumologici, segni di polmonite bilaterale”. Il 3 gennaio la comunicazione che “non si riusciva a far rientrare i valori del sodio e che era lecito aspettarsi un esito infausto”.
Il paziente morto il giorno dell’Epifania
Alle 7:45 del 6 gennaio il decesso. Ad avvertire i parenti un sanitario che “ci ha detto di essere appena arrivato da Napoli”.
“Perché non è stato trasferito in terapia intensiva?”, si chiede la donna. È uno dei punti che dovrà chiarire l’inchiesta della Procura che ha disposto l’autopsia, mentre dall’ospedale garantiscono che il paziente ha ricevuto tutta l’assistenza necessaria”.
Convocati i direttori
Il presidente della Regione Renato Schifani ha convocato per giovedì, a Palazzo d’Orléans, il direttore sanitario e il direttore amministrativo dell’azienda ospedaliera Aroldo Gabriele Rizzo e Luigi Guadagnino, per discutere i problemi e studiare eventuali correttivi.
La convocazione sarebbe stata fatta all’inizio del nuovo anno, prima della morte del paziente ed in seguito ad alcune segnalazioni che riguardavano il nosocomio.