Addio a Cristina Cascio: cosa perde Librino, cosa perde Catania

Addio a Cristina Cascio: cosa perde Librino, cosa perde Catania

Un ricordo accorato, sincero e condivisibile quello di Sara Fagone dell'attivissimo Comitato Librino Attivo. Che vi riportiamo sulle colonne del nostro giornale.
UNA VITA, UN ESEMPIO
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5 min di lettura

CATANIA. Forse non tutti sanno fino in fondo, e alcuni fanno finta di non saperlo, al di là delle belle parole dette in occasione della grave perdita di una donna come Cristina Cascio, cosa e chi abbiamo perso per sempre.

Una vita per Librino

Cristina Cascio non era solo la Dirigente della scuola Musco, lei nel quartiere in cui lavorava ha cercato in tutti i modi di far cambiare quella retorica semplicistica e fastidiosa che vede tutti impegnati a descrivere Librino come un covo di spacciatori, di delinquenti e di nullafacenti in cerca di assistenza e beneficenza.

Lei ha saputo trasformare un istituto comprensivo in polo culturale d’eccellenza, dove, a differenza di chi sfrutta il brand negativo “Librino”, ne ha esaltato le potenzialità, andando a scuola la mattina e uscendo solo di sera. Vorrei manifestare la mia fortuna per aver fatto un pezzo della mia strada con lei, un rapporto nato in maniera formale e trasformato in rapporto di grande stima e amicizia personale.

Sin da subito, quasi 20 anni fa, quando abbiamo fatto i primi passi nella costituzione della RETE PIATTAFORMA per LIBRINO, ha dimostrato un grande interesse e non si è risparmiata affinché si portasse avanti un lavoro certosino di elaborazione del documento attraverso tavoli di lavoro e assemblee a cui lei ha partecipato attivamente in prima persona, oltre a tutti noi delle altre associazioni che ne facevano parte.

Lo scopo era appunto, non considerare Librino una periferia degradata ma un centro vitale di proposte per far diventare il quartiere una parte vitale e centrale della città, perché solo se si è costretti a venirci per la scuola o per lavoro o perché solo qui si trovano alcuni uffici importanti, la gente si renderebbe conto delle bugie o esagerazioni messe in atto per squalificare questo luogo.
Per questa ragione già alla prima stesura del documento avevamo chiesto decentramenti amministrativi, la presenza di un assessorato, il centro direzionale, la cittadella della polizia, l’ospedale, centri sportivi di eccellenza, le scuole superiori.

Ma vedendo il disinteresse della politica, che, a parte l’ospedale, ha disatteso ogni richiesta, lei ha cercato di dimostrare con i fatti come si cambia un quartiere e la percezione che se ne ha di esso, se venisse fruito anche da chi non lo abita.

La lotta alla dispersione scolastica

L’idea di debellare la dispersione scolastica (si pensi che nelle scuole superiori ben oltre il 30 % degli studenti di Librino abbandonava la frequenza o veniva bocciato già al 1° anno) dava l’avvio alla proposta di istituire istituti Omnicomprensivi a Librino. Cominciò così una dura e lunga lotta in cui Cristina è stata protagonista, come Santo Molino della Pestalozzi e gli altri soggetti all’interno della Piattaforma per Librino. Cristina Cascio si è messa contro la sua stessa associazione e contro gruppi di colleghi che addirittura firmavano appelli contro l’istituzione di tali istituti, adducendo motivazioni fantasiose, come ad esempio che i ragazzi di Librino devono recarsi in città per emanciparsi e quindi sarebbe stato un danno per i ragazzi stessi, oppure asserendo che questa delibera andava contro una legge nazionale che permette l’istituzione di questi istituti solo nelle zone montane e nelle isole. Una lunga lotta si, ma che alla fine fu vinta, anche se dei 7 Omnicomprensivi ideati, alla fine ne vennero istituiti solamente 2  (Musco Licei e Pestalozzi Istituto Professionale Alberghiero)

Oltre al liceo artistico e al liceo musicale, la sua capacità di vedere oltre, portò Cristina Cascio a richiedere un indirizzo diverso da quelli presenti in provincia di Catania, l’indirizzo coreutico, che non è presente in tutte le province siciliane. I fatti hanno dimostrato che la scuola è fruita anche da pendolari da fuori città e fuori provincia, tanto da essere considerata una scuola d’eccellenza a livello nazionale.

Questo era lo scopo, avere percorsi di qualità, situazioni di eccellenza e delle unicità a Librino. E per questa ragione quando un’altra scuola cittadina chiese anch’essa un indirizzo coreutico, nonostante i pareri negativi delle commissioni provinciali, la Regione fece finta di non vederli, ci indignammo molto e per prima lei.

Ci confrontavamo su tutto, per ogni lettera, denuncia, iniziativa, Non dimenticherò mai la sua ironia, il suo modo di spiattellare con toni che rasentavano il sarcasmo quando incontravamo alcuni assessori che non capivano la profondità delle nostre istanze, del nostro ragionamento, del nostro progetto che andava oltre l’immediato.

Una donna orgogliosa, fiera e diretta, non amava chi veniva a Librino a fare “il salvatore della patria” o dispensando consigli e azioni non conoscendo il quartiere, non amava chi parlava di Librino con toni di pietà e commiserazione “non vogliamo beneficenza” si incazzava molto e rispondeva a tono, con la sua mitica ironia, stroncando ogni prosecuzione di dialogo.

Cristina Cascio: una voce importante

Anche nella malattia, che non ha mai nascosto e che ha combattuto con tutte le sue forze, non nascondendo i capelli caduti e recandosi a scuola subito dopo la terapia, mai in lei un velo di vittimismo.

Una donna colta, preparata e determinata che non si è mai risparmiata, che ha anteposto l’impegno civile e la sua scuola alla famiglia e a se stessa, che non ha mai avuto un riconoscimento politico, nessuno infatti le ha mai offerto un assessorato o proposto altro incarico, perché sapevano benissimo che lei non avrebbe mai chinato il capo davanti a nessuno, ma sarebbe stata capace di andare contro chiunque per il bene della scuola e del quartiere.

Eppure la città ne avrebbe avuto lustro, avere avuto lei nel gruppo dirigente di questa città sarebbe stato non solo un riconoscimento al suo valore e alle sue competenze, ma avrebbe voluto dire amare la città e i suoi cittadini, valorizzare una donna per le sue competenze vere, non millantate a parole, ma con curriculum ed esperienza provata. 

Ma non c’è da stupirsi, Catania da decenni non esprime competenze ma solo appartenenze, per questo oggi è la città che è diventata. Chi apprezzava Cristina Cascio ha perso una voce importante, anche critica, ma che faceva riflettere, ha perso una persona diretta e leale.
Io, oltre tutto questo, ho perso un’amica, e credo che il valore di una donna come Cristina Cascio debba essere ricordato per sempre e deve rappresentare un esempio per tutti.

Sara Fagone, Comitato Librino Attivo


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