Il Palermo rimonta, segna, vince a Genova 4 a 3 e tutti gridano al miracolo. Senza sapere chi l’abbia fatto il miracolo. Ma un’idea io ce l’ho adesso, la mattina dopo il successo, uscendo intristito dalla chiesetta della borgata dell’Arenella, dopo l’ultimo saluto a un tifoso e mecenate rosanero come Pino Stancampiano, il signore della ristorazione, il gentiluomo della Scuderia che negli ultimi anni incrociavamo anche al bar di Valdesi, per qualche tempo da lui gestito.
Vuoi vedere che domenica notte, nell’impossibilità di seguire la partita con i suoi occhi, come faceva da mezzo secolo, sempre presente in tribuna e per anni anche in trasferta, un tempo pronto a versare contributi per la squadra, Pino ci abbia messo il cuore ancora una volta. Magari pronunciando una parolina giusta al momento giusto, appena arrivato nell’altrove dove avrà cercato subito la connessione per il pacchetto calcio. O forse avrà solo fatto scattare una scossa aerea capace di solcare il cielo di Genova e in venti minuti di ribaltare il risultato a favore di Corini che Stancampiano lodava, ancora nel ricordo dei suoi “cucchiai”.
Voglio immaginare così l’ingresso di Pino Stancampiano in un luogo di pace dove, con paltò di cashmire e sciarpa bianca, avrà trovato come sempre braccia aperte, sobrio, raffinato, elegante nei modi, magnetico nei rapporti intessuti con i tanti lavoratori, i tanti suoi colleghi, chef e somelier. In parte, solo in parte, raccolti all’Arenella, nel ricordo di un professionista pronto ad accogliere fra i tavoli del ristorante attiguo allo stadio con discrezione le tante Palermo che accorrevano. Quella delle professioni e quella della burocrazia. Quelle degli avvocati e dei magistrati. La Palermo degli affari, non sempre specchiati. O della politica, a volte perbene, come accadde quando il presidente partigiano Sandro Pertini chiese la sua grappa preferita, “la Bocchino”, creando scompiglio in una cantina ricca di cento sofisticate e pregiate bottiglie, ma forse sprovvista di una vinaccia popolare subito comunque recuperata. Per la soddisfazione del cliente, a cominciare da un cliente eccellente come Pertini.
Ricevuto con analoga cortesia riservata a tanti grandi, da Napolitano a Cossiga, lungo un elenco ancora più ricco se si passa al mondo dello spettacolo perché Stancampiano ha fatto assaggiare il meglio della cucina siciliana a personaggi e star come Sophia Loren, Omar Sharif, Kabir Bedi, Gigi Proietti, Renato Rascel. Una vita per la ristorazione cristallizzata nel 1968, anno di fondazione della Scuderia che, da giovanissimo ottantenne, aveva già lasciato ad altri. Fiero del riconoscimento che colleghi più giovani riservavano al maestro, pur ignorato per ragioni anagrafiche dalle kermesse dei fornelli televisivi alla master-chef. Un’epoca che non ha avuto il tempo di vivere. Ma non basterà questo per dimenticare chi ha insegnato a tanti come guadagnare stelle in cucina. Pronto a tifare per loro. Come forse ha ancora fatto in una notte magica a Genova.