Addio ad Ast, Siracusa si affida a Sais: "Mannaia per i lavoratori”

Addio ad Ast, Siracusa si affida a Sais: “Mannaia per i lavoratori”

I sindacati contro il socio Regione: “Gestione miope”

SIRACUSA – Parte oggi il sevizio di trasporto pubblico a Siracusa affidato al nuovo gestore Sais Autolinee: l’azienda privata, dopo 70 anni, prende il posto dell’Azienda siciliana trasporti, per due anni. Ma per il sindacato Fast-Confsal è l’ennesimo segnale che l’Ast va verso la smantellamento: “Assistiamo alla continua perdita di pezzi societari, a partire dal servizio urbano di Siracusa, al quale è subentrato da ore un privato”. Un segnale, questo, che non fa ben sperare: “Temiamo che sarà il primo di una lunga serie di cessioni”. Si sfoga così a LiveSicilia Giuseppe Cottone, segretario nazionale amministrativo Fast-Confsal.

Lo spettro dei licenziamenti

Ad allarmare il sindacalista lo spettro dei possibili licenziamenti: “Il futuro incerto dei dipendenti di Ast è appeso a un filo. La società privata rispetto a quella pubblica opera in modo diverso, soprattutto a livello di garanzie occupazionali – ragiona Cottone -. Gli equilibri, per quanto riguarda il personale Ast, non saranno dunque mai uguali per un’azienda privata. Mancano i presupposti affinché si possano garantire tutti i lavoratori”.

I rischi per i lavoratori interinali

Per il segretario nazionale Fast-Confsal, a rischiare maggiormente il posto di lavoro sarebbero i lavoratori interinali: “La nostra azione e le nostre intenzioni sono sempre state mirate a salvaguardare non “più lavoratori possibile”, come dichiarato dal socio Regione, bensì tutti gli oltre 800 dipendenti”.

“Non dobbiamo fermarci al personale effettivo di Ast, inquadrato nelle varie mansioni (autisti, impiegati, meccanici …), ma anche agli interinali (circa 250 unità), più l’indotto che si occupa del servizio di pulizie (circa 100 lavoratori)”, spiega Cottone. Anche perché “nel caso in cui dovesse subentrare una società privata, questa gente rischierebbe per primo di perdere il posto di lavoro, di essere buttata fuori e di trovarsi così in mezzo ad una strada: non è detto che verranno assorbiti. La legge non lo impone per gli interinali”.

Personale non idoneo alla mansione

Stessa situazione per il personale non idoneo in corsa: “Ci sono lavoratori, ad esempio, che, a causa di un problema di salute, se considerati inidonei a guidare dall’ispettorato generale, vengono destinati da Ast a svolgere altre mansioni. Questo perché un’azienda pubblica cerca sempre di collocare un lavoratore, ma un privato non può garantirlo. E questo rischia di essere una bomba sociale”.

I problemi atavici di Ast

Per Cottone il problema principale in Ast è “l’assenza di un piano industriale che rilanci la società e la mancanza di figure apicali con competenze”. Tutti elementi che inducono a pensare che “ad oggi la Regione immagina un futuro diverso per la società partecipata che va verso una meta a noi non nota e che rischia di essere una mannaia per tutti i lavoratori”.

Che Ast debba essere competitiva per stare sul mercato agevolmente è fuori discussione. Ne è convinto anche il neo presidente della partecipata regionale Giovanni Giammarva. “Ma mancano gli autobus – incalza il sindacalista-. Abbiamo un parco mezzi vetusto e inefficiente, non sufficiente a svolgere il regolare servizio e che giornalmente genera la soppressione di moltissime corse lasciando addirittura per giorni dei paesi interi senza servizio pubblico, obbligando i viaggiatori a rimanere a casa e organizzarsi con mezzi propri”.

Caso ultimo Paternò, in provincia di Catania. “Qui, negli ultimi giorni, il servizio urbano non è stato effettuato per mancanza di autobus. Stessa situazione per quanto riguarda il servizio extraurbano Motta Sant’Anastasia-Paternò. L’intenzione della Regione qual è?”.

L’appello dei lavoratori al socio Regione

“Se si è arrivati a questo punto – conclude Cottone – è a causa di una gestione miope del passato da parte della politica regionale che negli anni anziché valorizzare Ast Spa l’ha resa un carrozzone”. Quindi l’appello: “Abbiamo già attivato tutte le azioni di protesta volte alla salvaguardia della partecipata, auspicando che il socio Regione prenda coscienza del fatto che una situazione del genere, oltre ad essere una sconfitta per tutta la classe dirigente, sarebbe un disastro per le 850 famiglie dei dipendenti, e avrebbe anche delle gravi ripercussioni per tutto l’indotto”.


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