PALERMO- “Sfortunato quel popolo che ha bisogno di eroi”. Il caro e vecchio Brecht e adesso le parole di Raffaele Genova, appassionato presidente di Addiopizzo: “No, non abbiamo più bisogno di eroi”. Ma non è un disconoscimento delle sacre e affettuose memorie su cui l’associazione antiracket è nata. Essere eroi, a Palermo, può significare anche morire, se rimani solo. In quella frase brechtiana c’è il riconoscimento di una strada e la consapevolezza che le cose si fanno insieme. C’è stata una retata a Borgo Vecchio. Come abbiamo raccontato: “Diciotto persone, fra imprenditori e piccoli commercianti, hanno detto basta. Basta pizzo, basta soprusi. Le loro denunce sono l’ossatura del blitz dei carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo che scuote il rione Borgo Vecchio, mandamento mafioso di Porta Nuova”. Addiopizzo è parte di questa storia.
Palermo, il percorso dietro le denunce
L’associazione ha inviato un comunicato a commento della cronaca: “Anche in questa occasione, così come accade da anni, abbiamo seguito, supportato e accompagnato chi è stato oggetto di intimidazioni ed estorsioni. È stato grazie a un percorso di ascolto e sostegno portato avanti nei mesi scorsi, in sinergia con magistrati e carabinieri, che è maturata la scelta di chi si è opposto e non si è piegato alle richieste di estorsione. Si è oramai consolidato un sistema di tutela e supporto in grado di assicurare le condizioni migliori nei confronti di chi denuncia. Oggi, come dimostrano le centinaia di storie di commercianti e imprenditori palermitani che hanno denunciato in questi anni grazie anche al nostro supporto, ci si può opporre alle estorsioni persino in contesti difficili come Borgo Vecchio, senza esporsi e ricercare ribalte a cui invece fu costretto Libero Grassi. Tuttavia se si vuole imprimere una svolta decisiva per superare fenomeni mafiosi ed estorsivi occorre che la politica investa su aree come Borgo Vecchio, attraversate da profonde sacche di povertà e degrado e in cui diritti come quello alla casa, al lavoro e alla salute restano un miraggio per molti, purtroppo troppi”. Ed è un discorso sensato che chiama in causa la politica. Con un piccone butti giù il malaffare, ma, al tempo stesso, ci vuole qualcuno che costruisca il bene.
“Palermo è una città normale”
“Siamo presenti – dice Raffaele Genova – e tanti denunciano, un buon segnale per una città che sembra assopita e non lo è. Palermo non è addormentata e non si torna indietro. Tutti i passi che si compiono sono in avanti, spostano il cammino più in là. La vittoria? Non esporre nessuno, non avere più martiri. Conta la normalità che non abbia bisogno di eroi e di sacrifici, ma dell’impegno di tutti. La mafia arriva sempre dove non arriva lo Stato. Ma non c’è più paura, né al Borgo, né altrove. Ci può essere la paura iniziale, che viene superata, quando decidi il passo della denuncia. Poi, le persone si sentono libere, sollevate in una quotidianità sempre più sana. Palermo è una città normale”.
La richiesta di aiuto di un imprenditore
Daniele Marannano si definisce ‘attivista’, proprio in omaggio a quel profilo collettivo. E’ anche uno dei soci fondatori di Addiopizzo. Sulla sua pagina Facebook ha scritto: “Erano le 22.30 passate di alcuni mesi fa e ci ritroviamo con Salvatore, Raffaele e Nino a condividere la richiesta di aiuto di un imprenditore che, a Borgo Vecchio, era alle prese con una sequela di intimidazioni ed estorsioni. Concordiamo di incontrarci e l’indomani mattina inizia un percorso, sotto traccia, di ascolto e supporto in sinergia con magistrati e carabinieri che sfocerà in una denuncia alla quale contribuiranno anche i dipendenti dell’impresa. Un percorso collettivo, senza ribalte e singole sovraeposizioni eroico-mediatiche, dove ognuno dei soggetti citati ha fatto la propria parte, creando le condizioni migliori per le quali oggi la stessa impresa continua, malgrado la grave crisi, a lavorare”. Basta con gli eroi. Palermo ha già versato troppo sangue.